31/01/2011
Andremo a votare entro la tarda primavera prossima o all’inizio dell’estate? Il vento delle elezioni soffia potente sui palazzi di Roma, complice una situazione difficilmente controllabile da tutti gli attori della vicenda, Berlusconi in primis, per il quale entro un mese dovrebbe essere chiesto il giudizio immediato, con gli esiti destabilizzanti che si possono immaginare se venisse condannato. Ipotesi da mettere comunque nel conto.
E tuttavia il Cavaliere non si rassegna e lancia un messaggio stile Obama al Partito Democratico, che però respinge al mittente una proposta di collaborazione, nata probabilmente già morta e con il sapore di una mossa pre-elettorale.
Una data comunque c’è in questo pericoloso puzzle politico che ha visto uno scontro fra le Istituzioni mai verificatosi dalla nascita della Repubblica: giovedì, se non venisse approvato il federalismo comunale, la Lega aprirà la crisi venendo a mancare l’unico obiettivo vero che Bossi si era dato in questa legislatura, peraltro cruciale per la politica leghista.
Ma il voto di giovedì porterà alla luce del sole anche la divisione tra coloro che vogliono votare sul serio e quelli che non si sentono affatto preparati. La proposta di Berlusconi a Bersani di collaborare un effetto l’ha ottenuto, facendo affiorare la divisione interna del Pd sul voto. Ma le divisioni dei democratici, coperte negli ultimi mesi dalle vicende del Cavaliere, sono prossime alla deflagrazione.
Nelle crisi recenti i democratici non sono stati mai in gioco, sono stati sempre a rimorchio di Fini e Casini. Come al solito hanno sperato nel miracolo, ma la partita è stata sempre circoscritta nel campo dei moderati. Di più: ogniqualvolta hanno mosso qualche idea, hanno finito per litigare fra loro, e i poco edificanti esempi delle primarie di Napoli hanno ancora più approfondito i solchi.
Il Paese ha o no una alternativa a Berlusconi? Lo stesso Pd che bacchetta il Premier sul nodo cruciale della moralità, è lo stesso che sui problemi della bioetica o si spacca oppure assume posizioni vicine a Pannella. Ed è forse per questo motivo che nel campo cattolico, nonostante il disagio profondo, l’incertezza sulla scelta di schieramento permane. Che in definitiva è: ci teniamo un Berlusconi, con tutte le riserve sui suoi comportamenti, che dà qualche garanzia sui temi che interessano la Chiesa? Oppure guardiamo all’opposizione che di queste garanzie, salvo qualche tema sociale, non ne dà alcuna?
Guglielmo Nardocci