19/01/2011
Il Capo dello Stato si dice “turbato”. Il quotidiano dei vescovi italiani parla di una vicenda “sconvolgente”. Se quanto scrivono i magistrati nella richiesta alla Camera di autorizzazione alla perquisizione dell’ufficio di un collaboratore di Berlusconi venisse confermato, il quadro sarebbe squallido e sconfortante. L’inchiesta partita dal “caso Ruby” che coinvolge il presidente del Consiglio sta scuotendo i Palazzi della politica e l’intero Paese e ha già fatto il giro del mondo. Il fascicolo della Procura di Milano tira in ballo anche l’impresario Lele Mora, il direttore del TG4 Emilio fede e l’ex igienista dentale del premier Nicole Minetti, oggi consigliere regionale nel Pdl.
Secondo il documento i contenuti delle dichiarazioni di Ruby "fanno ritenere che Minetti Nicole, in concorso con Fede Emilio e Mora Dario, nonché in concorso con ulteriori soggetti, abbia continuativamente svolto un'attività di induzione e favoreggiamento della prostituzione di soggetti maggiorenni, e della minore El Mahroug Karima (detta “Ruby”), individuando, selezionando, accompagnando un rilevante numero di giovani donne, che si sono prostituite con Silvio Berlusconi, presso le sue residenze, dietro corrispettivo di pagamento in denaro da parte di quest'ultimo". L’affresco delle “notti di Arcore” che emerge attraverso le intercettazioni di molte ragazze che vi hanno partecipato, allegate alla richiesta di autorizzazione, è un misto di squallore e depravazione.
Giovani pronte a “offrirsi al Drago” in cambio di soldi, gioielli o alla disponibilità di appartamenti, ingaggiate per allietare le feste del “sultano”. Nella lettera si cita anche l'ormai famoso fermo di Ruby nel commissariato di via Fatebenefratelli a Milano nella notte fra il 27 ed il 28 maggio 2010, quando il premier telefonò direttamente in Questura invitando a rilasciare la ragazza, allora minorenne, a una persona di sua fiducia, Nicole Minetti, in nome della “ragion di Stato” e per evitare un caso diplomatico, in quanto “nipote di Mubarak”. Più avanti si dice che Ruby “in data 3 agosto 2010 ha dichiarato che alcune delle giovani donne che partecipano ai suddetti eventi (i festini ad Arcore) ricevono in corrispettivo da Silvio Berlusconi la disponibilità gratuita di appartamenti ubicati in Milano Due”. Sul caso Ruby il Colle chiede chiarezza e le opposizioni lo invitano a dimettersi. Silvio Berlusconi, però, non ha alcuna intenzione di lasciare la guida dell'esecutivo.
Lo spiega lui stesso lasciando Palazzo Grazioli. “Dimettermi? Ma che siete matti? Sono assolutamente sereno». Ai suoi riuniti a Montecitorio, Berlusconi spiega che l'inchiesta milanese «sarà un boomerang». Al presidente della Repubblica, incontrato nell’ambito delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia il premier avrebbe ribadito “di essere innocente, di non entrarci niente con i festini e con le prostitute minorenni, di essere vittima di chi lo vuole distruggere non solo come avversario politico ma anche umanamente”. Quanto a Napolitano, il capo dello Stato si è detto “ben consapevole del turbamento dell'opinione pubblica” davanti al nuovo scandalo. Per il Colle è necessario che tutta la vicenda sia chiarita “al più presto”. Le opposizioni sono sul piede di guerra.
Il Partito democratico domanda ufficialmente alla Camera le dimissioni di Silvio Berlusconi: “Abbia un sussulto in quest'ultima fase della sua esperienza politica”, dichiara il capogruppo Dario Franceschini. “Non dovrebbe fuggire dai giudici ma chiedere di essere ricevuto il prima possibile per chiarire la sua posizione. Vada a difendersi al più presto dalle accuse infamanti che gli sono rivolte”. Il segretario Bersani chiede il “suo ritiro a vita privata”. Anche l'Italia dei Valori, preme per le dimissioni. E l'Udc non è da meno, con Pier Ferdinando Casini che suggerisce a Berlusconi di fare un passo indietro. Sulla stessa linea i finiani. Carmelo Briguglio ha invitato Berlusconi a “passare la mano, indicando anche un successore”.