15/02/2011
Con l’aria che tira, la notizia non è il rinvio a giudizio immediato. E’ la composizione del collegio giudicante: tre donne.
Che Berlusconi dovesse andare sotto processo era scontato. Forse si poteva distinguere fra quelle due materie, concussione e prostituzione, così coadiuvanti per l’immagine del primo ministro e, più ancora, della Nazione da lui governata. Ma dopo le grandi manifestazioni di domenica, centinaia di migliaia di donne in piazza, per lo meno su Ruby e socie era inevitabile una sentenza. E dopo gli attacchi di Berlusconi alla magistratura, era ben difficile che un Gip spaccasse il capello in quattro, e più ancora che facesse finta di nulla. E’ vero che da noi non succede come nei paesi anglosassoni, dove l’accusa è parificata alla difesa, con un giudice “terzo” ed estraneo alle parti. In Italia Pm e giudicanti hanno uffici contigui, con quel che ne consegue. Comunque così è, e su queste basi si dovrà procedere.
Allora, la sentenza in mano a tre signore. Viene subito in mente la nemesi. Tu, Berlusconi, delle donne ti sei servito, e in malo modo; le stesse donne faranno giustizia. Che poi la composizione del collegio giudicante sia un caso, o risponda a una intenzione punitiva, i Tg di oggi e la stampa di domani daranno fiato alle trombe della polemica. Se però dobbiamo esprimere un parere, ha torto chi pensa a un esito già scritto. Per questo, basta vedere come si sono espresse le stesse donne, illustri o ignote, competenti o solo volonterose, in articoli e interviste su tutti i giornali italiani.
Sulla questione Berlusconi il mondo femminile non è unito. E non parliamo qui delle donne che fanno politica, ovviamente condizionate dall’appartenenza. Il discorso è assai più complesso. Semplificando al massimo, la contesa riguarda proprio le ragazze di Arcore e delle altre ville berlusconiane (a proposito, altre Procure si stanno muovendo, altri temporali sono in vista). Secondo una tesi, Berlusconi ha sfruttato le sue ospiti incentivandone la prostituzione. Secondo la tesi opposte, sono queste disinvolte fanciulle che hanno sfruttato Berlusconi, con fredda determinazione e calda venalità. Se così si dividono le opinioni nel paese, non è affatto da escludere che lo stesso avvenga nel collegio giudicante.
Chiaro che questo è solo un aspetto della vicenda. Anche chiedendosi chi sfrutta e chi è sfruttato, le tre signore giudicanti non dovranno fare sociologia. Dovranno decidere se c’è o no reato. Dalla loro esperienza, dal loro equilibrio, dalla loro cultura giuridica e umana, davvero aspettiamo giustizia. Anzi Giustizia, con la maiuscola, senza pregiudizi e condizionamenti.
Giorgio Vecchiato