09/08/2010
Lo sberleffo di Simone Ruffini, la faccia di bronzo della 5 km di gran fondo.
La novità si vede da quello che manca. Verrebbe naturale cercare dei riccioli biondi tra le cuffiette che vanno e vengono. Ma non ci sono. Per Budapest l'Italia è partita senza Massimiliano Rosolino. E niente come l'assenza del ragazzo dalle medaglie che non si contano segna il passo di un ciclo finito.
C'era a Sydney 2000, quando il popolo di poeti, santi e navigatori capì, che con tre lati di mare su quattro, non sarebbe stato così strano nuotare alle Olimpiadi per vincerle. E da allora Massi c'è stato sempre. Stavolta no. Aveva vent'anni a Sydney (un oro, un argento e un bronzo) ora scollinati i trenta cede il passo.
Di quei tempi è rimasto Brembo, Emiliano Brembilla, che di anni ne ha 32 e vorrebbe nuotare fino a 100. Nonostante le sue primavere e le 28 di Filippo Magnini, quella di Budapest è un'Italia giovanissima. A cominciare dalla 4x100: con Orsi, Dotto e Leonardi classe 1990 o poco meno, che proveranno a lanciare i vecchietti Magnini e Galenda.
Se Federica Pellegrini è, a 22 anni appena compiuti, una certezza assoluta, Alessia Filippi ha avuto una stagione storta e ha perso smalto: la sua unica partecipazione a Budapest, nei 200 dorso, è già finita in batteria. Ma in un anno senza Mondiali e Olimpiadi c'è tempo di sperimentare, di saggiare ai piani alti dello sport le doti di chi si è già rivelato a livello giovanile. Se gli esperimenti funzionano si vedrà già stasera dalle prime finali: 4x100 come si diceva, ma anche nei 400 stile: in vasca il ventunenne Sciocchetti. Medaglie non facili, visti i tempi di qualifica.
Da domani partono i tuffi con Tania Cagnotto da anni saldamente ai vertici europei. E' finita, invece, quasi in clandestinità perché la Tv proprio non c'era, l'avventura gloriosissima del gran fondo, la specialità dei maratoneti del mare: si nuota tra i cinque e i 25 chilometri, tra meduse e gomitate, a volte, come a Budapest, nell'acqua melmosa dei laghi. Al nuoto è riuscito quello che alla maratona su strada non sta riuscendo: il ricambio. Gli anni d'oro di Luca Baldini e Viola Valli sono tornati pure in crescendo: a Budapest otto medaglie azzurre: due ori (Valerio Cleri nei 25 km e Luca Ferretti nei 5 km), quattro argenti (Simone Ercoli nei 5 km, Valerio Cleri nei 10 km, Giorgia Consiglio nei 10 km e l'Italia nella prova a squadre), due bronzi (Simone Ruffini nei 5 km e Martina Grimaldi nei 25 km). Mai così in alto prima.
Massimo Gliuliani, responsabile della squadra di fondo, ha attribuito il successo strepitoso ad anni di lavoro nell'ombra: metodi di lavoro unificati, contatti stretti con gli allenatori degli atleti, carichi di lavoro maggiori e molte gare internazionali. Insomma: organizzazione, lavoro, programmazione a lunga scadenza, senza lasciare nulla al caso. Ha funzionato. Studiare per credere.
Elisa Chiari