30/10/2010
Ruby, la ragazza marocchina.
Con i minori non si gioca e, soprattutto, con i minori non si bara. I ragazzi, chiunque essi siano, non sono proprietà degli adulti, né gli adulti si possono permettere di comprare i loro affetti e di blandire le loro debolezze. Se un minore è in difficoltà deve essere aiutato rispettando la regola che la legge prevede.
In Italia dopo anni discussione è stata approvata un’ottima legge sull’affido. Ruby, minorenne, andava protetta. Invece andò in altro modo e la ragazza venne prelevata da “un consigliere ministeriale presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri”. E’scritto negli atti dell'inchiesta. A chi è stata affidata, come la legge prevede? Per avere in affidamento un minore bisogna, secondo la legge, sottoporsi a esami di assistenti sociali e delle istituzioni competenti. La legge è chiara e severa. Prevede un tutore, che di solito è un funzionario dello Stato e non “consigliere ministeriale” o consigliere regionale.
Il bene sommo che la legge garantisce è quello del minore. Ma quella sera il bene del minore è finito all’ultimo posto nella filiera degli accadimenti. Cosa è prevalso? Perché è stato permesso di portare via la ragazza, nonostante l'affidamento in comunità già disposto da un magistrato?
Non c’è più alcuna regola, nessuna salvaguardia del diritto delle persone a essere considerate soggetti e non oggetti in balia di interessi contrapposti. Ruby è stata trattata come un oggetto e non come una ragazza in difficoltà dalla vita già grama. Su tutto ciò dovrebbe riflettere il Paese, lasciando perdere il resto, meditando anche sulle parole del cardinale Angelo Bagnasco alla festa dell’Azione Cattolica in piazza san Pietro su “un mondo degli adulti” chiamato ad essere di esempio per i ragazzi e a dire “parole vere e alte”.
Alberto Bobbio