08/05/2010
Cadel Evans
Ci sono sguardi che non si dimenticano. Quello di Cadel Evans a Mendrisio 2009, per esempio: occhi celesti ridotti a due uova fritte per troppo pianto, sul podio di un Mondiale, sudato una vita da eterno secondo. Arrivò a parlare alla stampa che ancora tirava su col naso, dopo aver inondato la spalla di Chiara, la bella moglie varesina.
Sembrava uno proprio uscito da un altro ciclismo, poetico, anche se ci vuole tanta prosa per pedalare fino a 32 anni, ora va per i 33, senza quasi podi da numero uno (tappe sparse a parte) e vedersi sorpassare da un sacco di pedalatori destinati a finire come lucci nelle nasse dell’antidoping. Dopo un po’ di purgatorio li liberano ma la macchia resta e hai voglia a candeggiare (per la cronaca Basso rientra ora e Pelizzotti si è appena impigliato ora si tratta di capire se meritatamente o no). Cadel Evans invece, finora, è uscito immacolato (successo strepitoso di questi tempi) e non sarebbe male allora che fosse davvero lui, come dicono gli esperti, il favorito di questo Giro che l’organizzazione ha annunciato “senza doping” (auguri!).
Evans, australiano appassionato di Tibet, trapiantato in Canton Ticino, desidera montagne forse pensando alle sue passioni. E questo Giro 2010 senza grandi città - che parte in piano che più in piano non si può, da Amsterdam sotto il livello del mare - arriva a Verona, scendendo diretto quasi dal Gavia scalato al contrario (20° tappa), preceduto dal Mortirolo (19°) e, più indietro dallo Zoncolan preso dal versante più ostico, l’Ovaro. In mezzo la cronoscalata del Plan de Corones: si parte da San Vigilio di Marebbe, su uno sterrato “trattato” per non sfaldarsi, chissà.
A vincere Cadel, dopo la maglia iridata, ha preso gusto: quest’anno è stato primo alla Freccia vallone e non sembra imbarazzato dal pronostico. Si sa che da pignolissimo qual è ha studiato molto bene le tappe del Giro. C’era stato una volta sola, ha vestito la maglia rosa a Corvara, per poi finire risucchiato in un giorno. A contendergliela stavolta non c’è Contador, il più forte a tappe negli ultimi anni. Approfittarne sarebbe un bel modo coronare una carriera con arrivo in salita.
a cura di Elisa Chiari e Gian Paolo Ormezzano