09/01/2012
L'ex presidente Lula, quasi irriconoscibile senza barba e capelli. Una calvizie dovuta alle terapie che Lula deve affrontare per curare un tumore. che l'ha colpito nei mesi scorsi.
Il Center for Economic and
Business Research (in breve:
Cebr) è uno dei più rinomati centri di analisi dell'Occidente. Tra fine
2011 e inizio 2012 ci ha dato alcune notizie e previsioni. La
Russia, che nel 2010 era l'undicesima economia del mondo per
dimensioni, diventerà la quarta nel 2020 e l'India, che era al nono
posto, salirà al quinto. E ancora miglioramenti sul fronte asiatico:
la
Thailandia passerà dal 32° posto al 25°, Taiwan dal 24° al 18°, la Corea
del Sud dal 15% al 12°. Pollice verso per la povera Europa:
la Germania tra il 2010 e il 2020 perderà 3 posizioni (dal 4° al 7°
posto), la Gran Bretagna 2 (dal 6° all'8°), la Francia addirittura 4
(dal 5° al 9°).
Queste le previsioni. Più interessante, però, la notizia:
nel
2011 il Brasile è diventato la sesta potenza economica del mondo,
prendendo il posto della Gran Bretagna dietro Usa, Cina, Giappone,
Germania e Francia. Ottava la nostra Italia che, sempre secondo il Cebr,
diventerà decima nel 2020.
Lula con Dilma Roussef durante la campagna elettorale che ha portato quest'ultima alla presidenza del Brasile.
Disarmato e felice
Quella del Brasile è stata una cavalcata incredibile verso il
benessere, cominciata solo dieci anni fa, il 27 ottobre 2002, quando Luiz
Ignacio
Lula da Silva, ex sindacalista, diventò presidente.
Non gli credeva nessuno, per primi i
vertici della finanza mondiale: il real, la valuta
brasiliana, dopo l'elezione crollò rispetto al dollaro, la Borsa
sprofondò, il rating internazionale del Paese divenne una barzelletta.
Quest'anno, invece, il Brasile crescerà del 3,5% mentre nel 2011 è
cresciuto del 7,5%.
Qualcuno ha fatto notare che il Brasile è l'unico dei Paesi
del cosiddetto Bric (il gruppo di economie emergenti formato, appunto,
da Brasile, Russia, India e Cina) a non avere la bomba atomica né
l'ossessione del riarmo. E' uno spunto affascinante ma ciò che
bisognerebbe sopra ogni cosa notare è che il "miracolo Lula" è
consistito in primo luogo in una gigantesca opera di riscatto sociale.
In questi dieci anni sono stati creati 15 milioni di posti di
lavoro e 28 milioni di persone (circa il 15% della popolazione totale)
sono state sottratte alla povertà. Nel contempo si è rinsaldata
la classe media, così che oggi i brasiliani che guadagnano tra 450 e
2.200 euro sono più di metà della popolazione. Livelli di reddito
lontano da quelli europei. Ma la presidentessa Dilma Roussef
pochi mesi
fa, quando era ancora "solo" ministro, ha varato un piano per la
costruzione di infrastrutture, scuole, case popolari e reti energetiche
per 526 miliardi di dollari. Quale Paese europeo potrebbe oggi
permetterselo?
Fulvio Scaglione