Corno d'Africa, la fame che uccide

Si parla ormai di quasi 11 milioni e mezzo di persone a rischio sopravvivenza, in Somalia, Kenya, Etiopia. Ma anche Gibuti ed Eritrea. Mentre i Paesi donatori latitano.

La denuncia di Oxfam: donatori insensibili

24/07/2011
Una donna con bambino alla ricerca di cibo al campo provvisorio di Badbaado, all'interno della Somalia, allestito dal Governo di transizione (Foto: Ansa).
Una donna con bambino alla ricerca di cibo al campo provvisorio di Badbaado, all'interno della Somalia, allestito dal Governo di transizione (Foto: Ansa).

Mancano 800 milioni di dollari per poter rispondere in modo adeguato all’emergenza nell’Africa orientale. Il ritardo è in buona parte colpa di diversi paesi industrializzati che stanno ignorando la crisi nel Corno d’Africa. La denuncia di Oxfam è senza mezzi termini. L’organizzazione non governativa internazionale chiede «ai donatori internazionali e ai governi della regione di mettere subito a disposizione più risorse».

      Occorre, secondo le stime, un miliardo di dollari per evitare una catastrofe umanitaria nel Corno d’Africa, ma finora sono stati stanziati solo 200 milioni. «È inaccettabile che diversi Paesi ricchi non siano in grado di dare un contributo più generoso. Non c’è tempo da perdere se vogliamo salvare la vita di tantissime persone», sottolinea Fran Equiza, responsabile regionale di Oxfam.

     «Non possiamo restare a guardare mentre questa tragedia si svolge davanti ai nostri occhi. Non ci sono più scuse per non agire». Soltanto il Regno Unito, finora, ha risposto prontamente e generosamente all’emergenza: si è impegnato per 145 milioni di dollari nelle ultime due settimane.

     La risposta europea, invece, è stata sorprendentemente lenta, insiste Oxfam. «Donatori come l’Italia e la Danimarca non hanno ancora stanziato nuovi fondi. La Francia è stata forte a parole, chiedendo un vertice straordinario del G20 sull’emergenza, ma finora non è stata capace di darvi seguito con nuove risorse». La Germania ha stanziato soltanto 8,5 milioni di dollari, la Spagna poco meno di 10 milioni.

     Quanto all’Italia, fa ancora la parte dell’ultima della classe: «Ci auguriamo che l’Italia, un paese che ha forti legami con la regione, si accorga di quanto sta accadendo nel Corno d’Africa», dice Francesco Petrelli, presidente di Oxfam Italia. «Gli 800 mila euro di aiuti annunciati nei giorni scorsi dal sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica sono una goccia nel mare rispetto a quanto hanno donato altri Paesi e soprattutto alle dimensioni dell’emergenza».

     Oxfam punta il dito anche sulle ragioni strutture che stanno a monte della crisi: «Vanno affrontati alla radice i problemi che rendono queste popolazioni vulnerabili. In alcune zone, la capacità di far fronte alla siccità è stata minata dalle politiche territoriali che limitano l'accesso alle aree di pascolo e dal conflitto in corso in Somalia, che ha distrutto gran parte delle infrastrutture del paese ed esacerbato la crisi dei rifugiati».

     «Solo quest’anno, ben 135mila persone sono state costrette a fuggire dalla Somalia. I tassi di malnutrizione dei rifugiati somali nei campi di Dolo Ado in Etiopia sono quattro volte superiori al livello considerato d’emergenza, mentre in alcune zone una percentuale del bestiame variabile tra il 60-90% è già deceduto».

Luciano Scalettari
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