Elezioni in Russia: comunque Putin

Le elezioni per il Parlamento non incideranno sulla guida del Paese. Ma il problema è: riuscirà Putin a integrare l'economia russa in quella globale? I russi stanno scoprendo che...

... e quel che Putin non ha fatto

04/12/2011
La posa di un oleodotto in Siberia.
La posa di un oleodotto in Siberia.

.... Da questo punto di vista, il recentissimo ingresso della Russia nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto), anche se atteso per ben 18 anni, rischia di complicare ulteriormente le cose. La normativa del Wto non si applica a gas e petrolio, ma a tutto il resto degli scambi commerciali sì. E la Russia, escludendo le materie prime, è un Paese leader in ben pochi settori.

     Così i Paesi più ricchi e sviluppati sono diventati per la Russia non più la classica “vacca da mungere” ma, al contrario, un fattore di rischio: la contrazione dell’economia (la Banca mondiale ha calcolato che il Pil complessivo dei Paesi ricchi sarà cresciuto solo dell’1,6% nel 2011 contro il 2,7% del 2010) ha fatto scendere il prezzo di gas e petrolio e quindi ha ridotto i guadagni della Russia che però non è per questo diventata meno dipendendente dalle importazioni che, al contrario, in questi tre anni di crisi sono ancora cresciute.

     Tutti i settori non energetici fondamentali dell’economia russa, d’altra parte, hanno subito una contrazione importante: le costruzioni (da un più 9,6% del gennaio-luglio 2010 al 5,3% dello stesso periodo 2011), i trasporti (dal 12,3% al 4,5%), le manifatture (dall’11,8% al 5,8%) e così via.  Tutto questo significa che la Russia va molto bene se gli altri vanno bene (cioè, se acquistano il suo petrolio e il suo gas) ma va molto male se gli altri smettono di andar bene.
 

     Una condizione particolare che esercita effetti immediati sulla situazione sociale. Nel doppio mandato da Presidente, Putin era riuscito ad assicurare un lento ma costante miglioramento delle condizioni di vita dei russi e una certa stabilizzazione all’intero sistema. Negli ultimi quattro anni, però, il numero dei poveri in Russia è rimasto di fatto inalterato (18,9 milioni di persone nel 2007, 18,6 milioni di persone oggi) e le misure di protezione del ceto medio e dei lavoratori, adottate in questi anni di crisi, sono state quasi totalmente erose dall’aumento dell’inflazione e dalla mancata indicizzazione di salari e pensioni.

     Così Vladimir Putin, che tornerà di certo al Cremlino, e Russia Unita, che comunque continuerà a controllare il Parlamento dopo queste elezioni, si ritrovano alle prese con il dilemma che ha contrassegnato l’ultimo decennio: come inserire la Russia nel flusso dell’economia mondiale senza scontare l’intrinseca debolezza del suo sistema economico?

      Putin, volendo escludere dal suo bilancio di leader la questione dei diritti civili, ha lavorato piuttosto bene, ma sempre in difesa.
Proteggendo le debolezze (e di conseguenza il suo popolo) ma riuscendo assai poco a risolverle. Tra poco vedremo se ha qualcosa di più in mente per il suo ritorno al Cremlino.

Fulvio Scaglione
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