Maroni e il ritorno dell'asse del Nord
26/02/2013
- Domandina semplice semplice: può un partito che ha subito un tracollo spettacolare (la media nazionale è passata dal 10 al 4,08 per cento), che ha perso consensi in Veneto passando al Senato dal 27 all’11 per cento e in Piemonte dal 12 al 5,8 per cento, conquistare la Regione Lombardia e mettere in piedi la macroregione del Nord, tanto sbandierata e propagandata anche sui cartelli elettorali? Ovviamente la risposta e sì, e la cosa è perfettamente legittima, grazie alla legge elettorale e agli apparentamenti con Berlusconi. Il dilemma è di tipo politico, perché la conquista della Lombardia è valsa un bagno di sangue in termini elettorali e potrebbe dimostrarsi una vittoria di Pirro. Ma per il neogovernatore della Lombardia Roberto Maroni (che si era presentato anche con una lista civica, arrivata al 10,2 per cento, da sommare al voto diretto alla Lega del 13) il sacrificio valeva la pena.
Fatto sta che la Lombardia, la regione più produttiva d’Italia, il volano dell’economia del Paese, il territorio con nove milioni di cittadini e un Pil pari a quello della Baviera, è in mano a un partitino che ha il 4 per cento a livello nazionale e il 13 per cento a livello locale lombardo (23,2 se sommiamo anche la lista civica Maroni). Ma è proprio così: il leader della Lega Roberto Maroni è il nuovo governatore, il successore dell’alleato Roberto Formigoni, avendo battuto il candidato della sinistra Umberto Ambrosoli grazie all’accordo con il Pdl e il ripescaggio dalla soffitta del cosiddetto “asse del Nord”. Merito della vittoria di Maroni va anche alla campagna di Ambrosoli, forse troppo giovane, forse troppo timido, ma in ogni caso alla fine sconfitto. La sua lista ha dovuto soccombere nonostante le disavventure giudiziarie di Formigoni e nonostante il fatto che la Regione avesse 62 consiglieri inquisiti su 80.
"Missione compiuta, abbiamo salvato la Lega", ha dichiarato il leader del Carroccio. Ma gli altri dirigenti del partito, a cominciare dal sindaco di Verona Tosi, la pensano diversamente. Si aprirà una resa dei conti? Nonostante le disavventure giudiziarie, la scomparsa del leader storico Bossi, una campagna elettorale opaca e il tracollo in tutte le regioni della “Padania” (comprese Emilia e Liguria), il Carroccio guida amministrativamente le tre Regioni del Nord più importanti (Lombardia, Piemonte e Veneto) e può dare così vita al progetto, almeno sulla carta, di “macroregione del Nord”. Sarà interessante capire come Maroni metterà in pratica la promessa di trattenere il 75 per cento delle tasse. E pensare che anche in Lombardia i consensi si sono affievoliti dal 21 al 13 per cento. Merito delle alchimie elettorali, che permetteranno al leader di un partito di matrice antieuropea che ha perso due terzi dei voti, di guidare la più europea delle regioni, di gestire uno dei sistemi sanitari più sofisticati ed estesi e persino il grande appuntamento internazionale dell’Expo. Miracolo a Milano, è proprio il caso di dirlo.
Francesco Anfossi
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