05/10/2012
Manifestazione di protesta a Madrid lo scorso 29 settembre (Ansa).
Gli indignados non ci stanno a mettersi a sedere. L'ondata di protesta in Spagna è continuata con le manifestazioni di piazza che hanno incendiato Madrid la settimana scorsa, per dire no ai drastici tagli imposti dal Governo Rajoy: tre nell'arco di una settimana, a partire da quella del 25 settembre, convocata attraverso le reti sociali dal coordinamento 25-S. Al grido di "No nos rapresentan!" e "La voce del popolo non è fuorilegge", circa 10mila persone - 6mila secondo le autorità - hanno marciato verso il Parlamento: l'obiettivo ero cingere simbolicamente l'edificio per chiedere le dimissioni del Governo e lo scioglimento delle Camere. Ma i manifestanti hanno trovato di fronte a loro una schiera di oltre 1.300 agenti di sicurezza in tenuta anti-sommossa.
Il bilancio dei disordini e degli scontri tra manifestanti e polizia è stato di oltre trenta persone arrestate e più di sessanta feriti, di cui uno grave. A scendere in strada, studenti, e pensionati, liberi professionisti e impiegati statali, disoccupati e attivisti del Movimento 15-M, indignati di tutte le età e i ceti sociali. La disoccupazione in Spagna continua a crescere: a settembre ha registrato 80mila nuovi senza lavoro. In totale i disoccupati spagnoli sono oltre 4.700.000, un tasso del 25,1% (rispetto alla media dell'11,4% dell'Eurozona) con un aumento in tutti i settori, dall'agricoltura all'industria alle costruzioni.
Intanto, la Catalogna sull'orlo del tracollo finanziario prosegue lungo la strada dell'autodeterminazione. L’11 settembre, festa nazionale catalana, a Barcellona un fiume di cittadini si è riversato per le strade invocando l’indipendenza da Madrid. Il prossimo 25 novembre la popolazione della Catalogna è chiamata alle urne per le elezioni anticipate. Il passo ulteriore dopo il voto, ha detto il presidente della Generalitat Arturo Mas, sarà la consultazione popolare sull’autodeterminazione.
Dopo la Spagna, la Grecia: il 26 settembre il Paese si è fermato in uno sciopero generale per protesta contro le misure di austerità. Almeno 50mila persone si sono radunate nei pressi del Parlamento ad Atene – con momenti di alta tensione e scontro con le forze dell’ordine in piazza Sintagma - per manifestare contro i nuovi tagli alla spesa pubblica per 12 miliardi euro. Tagli che comunque il Governo Samaras vuole portare avanti, nonostante le proteste e il forte malcontento sociale: i tagli serviverebbero a ottenere nuovi aiuti (31 miliardi di euro), senza i quali il Paese rischia la bancarotta.
Il vento dell'indignazione ha soffiato anche in Portogallo: il 15 settembre a Lisbona e in altre città portoghesi varie decine di migliaia di persone si sono riversate in piazza per manifestare contro le misure di austerità varate dal Governo di Passos Coelho.
Giulia Cerqueti