20/05/2013
Foto di gruppo della cooperativa sociale Fattoriabilità, che produce tra l’altro la birra Vecchia Orsa.
La loro birra è il simbolo dell’Emilia che rinasce. La Vecchia Orsa è una birra di campagna che rischiava di andare in letargo per sempre a causa del terremoto e invece oggi è più viva che mai.
«Abbiamo rilanciato da uno a cinque», spiega con orgoglio Michele Clementel, che con la moglie Roberta è uno dei soci fondatori di Fattoriabilità, cooperativa sociale per l’inserimento dei ragazzi disabili nel mondo del lavoro.
Un’idea nata da un gruppo di amici a Crevalcore, in provincia di Bologna, che si concretizza cinque anni fa. I soci mettono mano al portafoglio e s’inventano un birrificio artigianale. Lo chiamano Vecchia Orsa dal nome del casale di campagna dove hanno collocato gli impianti, secondo la tradizione del Nord Europa, che vuole la birra legata al territorio di produzione. All’inizio è un po’ una scommessa, ma in breve il prodotto funziona e decolla sul mercato.
Nel 2010 la loro “Blonde” si aggiudica il secondo posto come migliore birra dell’anno, nel 2012 una a arriva prima e piovono gli ordini, persino dall’Australia, dall’altra parte del mondo. Nemmeno il tempo di brindare alla vittoria e il terremoto taglia le gambe a tutti.
I soci fondatori perdono la casa e finiscono in tenda, i magazzini del birrificio sono gravemente lesionati.
Con la morte nel cuore bisogna dire stop alla produzione e annullare la maggior parte degli ordini.
«Abbiamo persino imbottigliato all’aperto l’ultima cotta, ma non ci siamo arresi», continua Michele.
Intanto hanno approfittato della solidarietà di altri birrifici artigianali, come ad esempio il birrificio Amarcord, nel Pesarese, che si è offerto di ospitare i loro mastri birrai. Così è nata Magnitudo, bevanda a produzione limitata che ha tenuto vivo il marchio.
Poi i soci hanno individuato una nuova sede, in un capannone industriale della vicina San Giovanni in Persiceto, proprio di fronte ai container che ospitano le scuole, anch’esse terremotate.
Il 20 aprile scorso è stato inaugurato il nuovo birrificio. Un investimento di oltre 400 mila euro che moltiplica da uno a cinque la produzione, con un carnet di otto tipi di birra, e un angolo degustazione.
«Abbiamo assunto altri due dipendenti e ora siamo in tutto una quarantina di soci, più tanti volontari che ci aiutano», spiega Michele, «inoltre ospitiamo stagisti e lavoriamo in collaborazione con l’Asl, perché dietro la nostra birra ci sono le persone, anche se il nostro non è un laboratorio protetto».
Dietro la Vecchia Orsa ci sono «le mani diversamente abili che l’hanno prodotta». Lo ricordano le nuove etichette, le scritte dei sottobicchieri e delle tovagliette. «Attraverso la qualitàdei nostri prodotti vogliamo veicolare un messaggio importante, nello stesso tempo ci confrontiamo ogni giorno con la realtà del mercato».
La ripresa non è stata facile, quando si interrompono gli ordini non è semplice rimettere in moto tutta la macchina organizzativa, ma già a poche settimane dalla riapertura la scommessa sembra vinta. «Non ci siamo mai addormentati, la Vecchia Orsa continuerà a sorprendervi».
Simonetta Pagnotti
Simonetta Pagnotti