20/07/2011
Si tratta di opere molto diverse tra loro. La prima “Telebiella e niente fu come prima”, edita dal Centro Documentazione Giornalistica di Roma (pagine 180, euro 16,00), scritta dal giornalista Silvano Esposito, direttore de “il Biellese” e docente al Master di giornalismo dell’Università di Torino, è un saggio di sociologia della comunicazione, attraverso il quale viene ricostruita la vicenda che diede l’avvio alla liberalizzazione del mercato radiotelevisivo in Italia e praticamente anche in Europa. La seconda “Il crepuscolo della tv”, Edizioni “Ilmiolibro.it” (pagine 186, euro 19,00), è invece stata realizzata in prima persona da Peppo Sacchi, l’ex regista della Rai, che insieme a Enzo Tortora e ad altri nomi noti dello star system televisivo dell’epoca, condusse in prima persona quella battaglia come direttore-editore di Telebiella.
Il libro di Esposito propone una minuziosa analisi, scritta però con lo stile giornalistico di un’inchiesta, della storia della prima tv privata in Italia. L’avvenimento è affrontato dal punto di vista storico, giuridico, economico e soprattutto sociologico, soffermandosi sulle rilevanti implicazioni che la televisione, nelle sue diverse evoluzioni tecnologiche, normative e di contenuto, ha avuto sulla società italiana. C’è anche un’appendice, con un’intervista allo stesso Sacchi e una a Ettore Bernabei, in cui l’ex direttore plenipotenziario della Rai fa alcune considerazioni abbastanza originali sui motivi per cui nacque proprio con Telebiella la tv privata italiana. Interessante anche la prefazione del libro, scritta dal critico televisivo de “La Stampa” Alessandra Comazzi.
Del tutto diverso, invece, il lavoro di Sacchi, che pubblica un romanzo-documento scritto sul filo della memoria ricostruendo episodi della storia di Telebiella, ma anche fatti precedenti che l’hanno resa possibile, che risalgono ai tempi in cui faceva il cinema o lavorava alla Rai o alla Televisione Svizzera. Il cuore del libro sta in due passi particolari. La descrizione della mission di “Telecortile”, come lui chiamava la sua emittente, che viene fatta risalire ai ricordi d’infanzia nella campagna pavese, in cui la gente, d’estate, si metteva fuori dall’uscio di casa con una sedia e si scambiava racconti e notizie della propri giornata (la chiamavano appunto “radio cortile”). L’altro momento fondamentale della narrazione è invece la cronaca, minuto per minuto, delle tre ore che trascorsero la mattina del 3 giugno 1973, nel tragitto da casa agli studi di Telebiella, quando arrivarono i funzionari dell’Escopost per sigillare gli impianti della tv libera, che poi, l’anno successivo, ottenne il via libera da una sentenza della Corte Costituzionale.
Pier Michele Girola