Volti e voci di un Egitto che cambia

In antichità culla della cultura, oggi, dopo la rivoluzione, un Paese allo sbando, dove la civiltà cede il passo a un degrado che costringe molti a emigrare.

C'era una volta l'Egitto

23/09/2012
Alessandria d'Egitto. (Thinkstock)
Alessandria d'Egitto. (Thinkstock)

Sembra il titolo di un film che ricorda le vestigia del grande passato egiziano, ricco di civiltà artistica e scientifica. Una grande civiltà che nei secoli ha dato il ritmo e le coordinate da dove hanno attinto nuove generazioni culturali. Lo scorrere lento del Nilo, come un’arteria vitale, nutre il cuore della grande e immensa città del Cairo, dove il fascino sublime delle millenarie Piramidi e lo sguardo misterioso e ieratico della Sfinge, stanno a guardare la moltitudine infinita di persone che vivono in questa città. Io sono Egiziano di origine, di Kafr el–Dawwar, vicino ad Alessandria, la prestigiosa città fondata da Alessandro Magno, grande metropoli nel mondo antico, oggi seconda città dell’Egitto che si affaccia sul Mar mediterraneo.
 Alessandria d’Egitto è nota al mondo per la sua Biblioteca, che era stata concepita come il luogo che doveva contenere la linfa del sapere.
Il poeta Naguib Mahfouz scrive: “Alessandria, finalmente! Alessandria goccia di rugiada. Esplosione di nubi bianche. Sei come un fiore in boccio bagnato da raggi irrorati dall’acqua del cielo. Cuore di ricordi impregnati di miele e di lacrime”.

Piazza Tahrir, Il Cairo, durante le proteste antigovernative del 2011. (Ansa)
Piazza Tahrir, Il Cairo, durante le proteste antigovernative del 2011. (Ansa)

Quest’aria ricca di fascino e antichità non esiste più. Ho provato grande sconcerto nella mia recente visita in Egitto, a constatare il radicale mutamento della situazione e la cruda realtà che molte persone vivono. Dopo il 25 gennaio 2011 è sparito il vecchio Egitto. Le televisioni di tutto il mondo trasmettevano le immagini dell’oceanica folla di egiziani, in Piazza Tahrir, che protestavano sino a far crollare definitivamente il governo e tutto lo stato di polizia, accelerando così il percorso della storia, come del resto in tutto il nord Africa.
Durante i giorni della rivoluzione molti delinquenti sono entrati nelle caserme della polizia, uccidendo molti poliziotti. La polizia, che avrebbe dovuto mantenere l’ordine pubblico, ha perso la dignità e il potere e oggi non esiste più, facendo così degenerare la situazione dove, nelle grandi città come il Cairo ed Alessandria, regna sovrano il caos, una vera Babele.
Alcuni quartieri del Cairo e di Alessandria sono diventati un grande mercato a cielo aperto: in ogni angolo, lungo le strade, sui marciapiedi, donne, bambini, uomini si improvvisano venditori di frutta e verdura o altre mercanzie, per sopravvivere alla povertà giornaliera, senza alcun rispetto dei luoghi, dove la sporcizia si accumula di giorno in giorno sempre più, aumentando la precarietà delle condizioni igieniche. Durante il giorno la corrente elettrica viene staccata almeno per quattro volte, sia per le abitazioni residenziali, sia per le attività commerciali. Il grande disagio è alla sera, dove la vita del Cairo e di Alessandria è vivace quanto di giorno, costringendo molta gente a ridurre l’attività lavorativa perché oscurati dalla mancanza della luce. Anche l’acqua non sempre c’è.

Le recenti proteste antistatunitensi in seguito al film rappresentante Maometto hanno coinvolto anche Il Cairo. (Ansa)
Le recenti proteste antistatunitensi in seguito al film rappresentante Maometto hanno coinvolto anche Il Cairo. (Ansa)

Mi sono imbattuto in chilometriche code di automobili e camion che aspettavano delle ore per poter fare rifornimento di gasolio. Il traffico è ingestibile, fuori da ogni controllo di ordine e di regole di viabilità. Per percorrere pochi chilometri in auto ci si impiega delle ore, spesso si assiste a episodi in cui qualcuno decide di parcheggiare in mezzo ad una via, bloccando così tutto, senza che nessuno possa dire nulla. I furti di auto sono aumentati tantissimo. Per spostarsi anche per lavoro è diventato un serio problema, poiché si corre il rischio, se si parcheggia l’auto, di non trovarla più.
La criminalità è così diffusa che giornalmente si assiste a episodi dove giovani delinquenti ti fermano per strada in tono minaccioso derubandoti. Sono ragazzini che in sella a fatiscenti motorini scippano le borsette alle donne, rubano di mano il cellulare ai passanti, anche mentre stanno parlando. Molti delinquenti hanno occupato abusivamente appartamenti vuoti, e i legittimi proprietari non possono né intervenire, né rivolgersi alla polizia perché nessuno li tutela.
Molta gente mi ha raccontato che è stata costretta a consegnare la loro auto, in quanto questi delinquenti esibiscono una falsa documentazione attestante che il mezzo è di loro proprietà. La gente prova a recarsi ai posti di polizia per fare denuncia dell’accaduto, ma la risposta è per tutti la stessa, che hanno moltissime denunce e che non possono fare niente.

I sostenitori della Fratellanza Musulmana, giugno 2012. (Ansa)
I sostenitori della Fratellanza Musulmana, giugno 2012. (Ansa)

Il lungo mare di Alessandria, è l’unica grande via centrale della città e luogo d’incontro per gli abitanti. L’abitudine degli Alessandrini alla sera, era quella di passeggiare con le famiglie e amici, e anche per trovare un po’ di refrigerio, soprattutto dopo le calde giornate estive. Oggi è un rischio pensare di passeggiare tranquillamente, molte persone rinunciano, rimanendo chiusi in casa, poiché i padroni indiscussi del lungomare sono le bande di ragazzini di tredici e quattordici anni, che minacciano i passanti chiedendo tutto quello possiedono, insultando pesantemente e minacciando le ragazze, perché secondo loro, non vestite adeguatamente. Questo fenomeno di bullismo si sta allargando pericolosamente anche nelle scuole. La popolazione egiziana negli ultimi anni ha avuto un incremento di una percentuale di giovani abbastanza elevata, di cui il 51% sono maschi e il 49% femmine. In Egitto oggi vivono anche molti profughi provenienti dalla Libia e dalla Siria, ma purtroppo tutti questi atti vandalici vengono fatti da ragazzi egiziani.

Mohammed Morsi, leader della Fratellanza Musulmana, attuale guida politica del Paese. (Ansa)
Mohammed Morsi, leader della Fratellanza Musulmana, attuale guida politica del Paese. (Ansa)

Ho parlato a lungo con tanti amici che ho avuto occasione d’incontrare ad Alessandria, ho percepito la loro paura e la loro tensione per il futuro. Alcuni direttori scolastici mi hanno confermato che molti cristiani sono emigrati, e il numero degli allievi è diminuito notevolmente. Molta gente ha perso quel senso di rispetto e di civilizzazione anche nell’educazione dei propri figli, l’immoralità è diffusa, quanto l’uso di stupefacenti da parte dei giovani.
Più di trecentomila persone sono emigrate dal 25 gennaio 2011. Molti imprenditori sono veramente disperati, per poter lavorare sono costretti a pagare delle tangenti elevate, perché rischiano di perdere tutto o di subire pesanti ritorsioni. I terreni che sono ancora vuoti, cioè dove nessuno ha ancora costruito, vengono confiscati da coloro che hanno preso ruoli di comando, senza alcuna autorizzazione, pur essendo di proprietà privata. Ad Alessandria ricordo che c’erano tantissime ville molto belle, costruite negli anni in cui c’era un po’ di benessere e tranquillità. È stato distrutto tutto, e senza alcuna autorizzazione sono stati costruiti palazzi di venti o trenta piani, senza minimamente fare dei calcoli di costruzione o di resistenza delle fondamenta.
Tutto ciò ha fatto cambiare il panorama della mia vecchia Alessandria, con una nuova immagine di scempio edilizio, che ha deturpato e ferito l’aspetto generale della città. Secondo le ultime statistiche riportate nei giorni scorsi sui giornali locali, solo i 7% del territorio egiziano è occupato dalla popolazione che complessivamente ammonta a 91 milioni, di cui 83 milioni residenti in Egitto e 8 milioni all’estero.
L’esperienza che ho vissuto quest’anno nella mia terra mi ha addolorato moltissimo. Non ho più riconosciuto la mia città di Alessandria, in così poco tempo trasformata. Ma la mia grande amarezza è vedere la disperazione della comunità cristiana, che non vede una via d’uscita e non intravede un futuro per i propri figli e per le nuove generazioni egiziane.

Celebrazioni per il primo anniversario della rivoluzione del gennaio 2011. (Ansa)
Celebrazioni per il primo anniversario della rivoluzione del gennaio 2011. (Ansa)

In aeroporto in attesa del volo che mi riporta a casa, penso ai milioni e milioni di egiziani che vivono giornalmente questa cruda realtà e non posso fare a meno di rileggere questa storia sotto la mia esperienza francescana. San Francesco, nel 1219, durante il periodo delle crociate intraprese un lungo viaggio attraverso l’Egitto e la Siria, come ambasciatore di dialogo e di pace, per incontrare il Sultano d’Egitto. Questo gesto di San Francesco è stato la testimonianza del rispetto e del dialogo tra culture differenti.
La mia speranza è che questo cambiamento porti i nuovi governanti ad investire nel campo formativo umanistico dei giovani, che rappresentano la prima potenziale risorsa per il futuro del Paese, educandoli ad un sistema democratico, cominciando dai progetti educativi nelle scuole. Il compito sarà arduo e difficile, ma con la forza e l’unità, si può lavorare per la rinascita dell’Egitto, un paese ricco di storia e che offre ad ogni visitatore rare bellezze naturali. Forse da questa terra, dove tanta cultura è stata profusa nei secoli, oggi possiamo riaprire la mente e il cuore della nuova generazione ad un nuovo volto dell’Egitto, dove è giunto il momento di decidersi e di rialzarsi, dove la conquista più importante è rendere alla società civile il rispetto e la dignità di ogni uomo, fondato sulla legge e la cittadinanza completa basata sull’uguaglianza, la giustizia e la garanzia della libertà religiosa.


Padre Ibrahim Faltas, francescano,
economo della Custodia di Terra Santa,
egiziano di nascita, oggi vive a Gerusalemme. 

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