24/05/2011
Monsignor Monari, vescovo di Brescia, dialoga con con gli immigrati sul sagrato del Duomo.
Alla fine qualche risposta è
arrivata e il presidio è stato smobilitato: «I capigruppo del consiglio
comunale di Brescia», si legge infatti in un documento firmato sia dal
centrodestra che dal centrosinistra,
«pur stigmatizzando le modalità della protesta, a seguito di un incontro
con una delegazione degli immigrati in cui sono state esposte le
problematiche inerenti la revoca dei rigetti delle domande di
regolarizzazione, preso atto delle recenti pronunce giurisdizionali,
esprimono un invito al Governo per un chiarimento nel merito di una
situazione che perdura ormai da tempo e che risulta critica, in
particolar modo sotto il profilo sociale».
Il testo, approvato al
termine di una seduta del consiglio comunale appositamente
convocato è stato letto agli immigrati che ancora fino a oggi pomeriggio
stazionavano sul sagrato laterale del Duomo. La gran parte di loro era
ritornata
sui gradini della cattedrale nel pomeriggio, dopo che la mattina era andata “regolarmente” a lavorare.
Su invito anche del vescovo, monsignor Monari, e rassicurati dalle promesse e dal sostegno
che hanno ricevuto dalla città e dalla Chiesa, i migranti hanno in
serata lasciato piazza Paolo VI. Pronti però a riprendere la protesta se
le risposte definitive dovessero tardare.
L’esito
non è scontato, soprattutto per coloro che avevano già avuto un diniego
alla domanda.
Nella loro stessa situazione si trovano anche altri migranti in altre
zone d’Italia i cui datori di lavoro avevano provveduto a inoltrare la
richiesta di regolarizzazione, e che avevano visto respinte le domande.
La strada sembrava spianata dopo la sentenza
del Consiglio di Stato che ha definitivamente messo fuori gioco la
circolare Manganelli, quella cioè che impediva il rilascio del permesso
di soggiorno a chi era incorso nel cosiddetto reato di clandestinità (in
realtà si tratta della mancata ottemperanza all’intimazione
di lasciare il territorio italiano). Un problema che, in realtà, poteva
già essere stato risolto dopo la direttiva europea entrata in vigore il
25 dicembre 2010 e che dichiara illegittima la pena connessa al reato di
cui sopra. La direttiva, sostengono molti
giuristi, dovrebbe aver sanato tutte le posizioni successive.
I Tar (Tribunali amministrativi regionali) però
hanno risposto
diversamente alle stesse domande. Il prefetto di Brescia, da
parte sua, ha dichiarato di non poter far nulla se non è stato
presentato entro i termini, ormai scaduti, ricorso contro il
respingimento. Al contrario la prefettura di Lucca sembrerebbe
intenzionata a procedere all’annullamento di tutti i decreti negativi
già emessi, senza distinzione tra quelli per i quali è stato effettuato
il ricorso e quelli per i quali si è ormai fuori termine.
Tutto è ancora
da decidere mentre gli immigrati – ancora
in nero – continuano il loro lavoro.
Una situazione che potrebbe essere più facile a risolversi se si
avessero come bussola i principi di uguaglianza piuttosto che gli
interessi politici di parte.
Annachiara Valle