28/05/2012
Ingresso a Coverciano.
Coverciano è un luogo ovattato, protetto, ordinato e un po’ artificiale come lo sono certi collegi esclusivi. Un posto riservato, al riparo da occhi indiscreti, in cui si entra invitati e muniti di pass, perché lì attorno ronzano tanti curiosi, perché lì dentro abitano, in ritiro al riparo della vita reale, le stelle del pallone.
Poi succede che una mattina la vita vera fa irruzione lì dentro e lo fa con la brutalità necessaria alle forze dell’ordine, ma pure con garbo cercando di non svegliare nessuno a parte l’interessato. C’è un mandato di perquisitzione. C’è un’informazione di garanzia da consegnare. Mica chiacchiere e distintivo. Son destinati a Domenico Criscito, ex Genoa, attualmente difensore dello Zenit San Pietroburgo e della Nazionale italiana. Significa che è finito nel registro degli indagati.
E d’improvviso grava il sospetto di vivere in un eterno 10 agosto in cui le stelle sono cadenti e le favole vanno a pezzi. Alla vigilia della convocazione definitiva, oggi pomeriggio il regolamento europeo chiede la lista definitiva dei 23 destinati a partire per l’europeo 2012 al calcio d'inizio l’8 giugno, crolla, non per colpa di Prandelli – che però con l’aria che tira farebbe bene a stare lontano dagli ultrà - quell’idea di Nazionale in campo per la legalità, che va a giocare sul campo confiscato alla mafia, che mette la faccia sulla partita del cuore in memoria di Falcone e Borsellino, che si dà un codice etico in cui chi si comporta male va a casa.
Il procuratore De Martino esclude che ci siano altri coinvolgimenti, ma basta quello che si è visto perché la bella facciata si sciolga nel timore che sia stato tutto soltanto un maquillage, nella peggiore delle ipotesi, e, nella migliore, che sia stata soltanto la lotta contro i mulini a vento di un Ct che sogna un calcio migliore o forse di rappresentare un Paese migliore. Perché per quanti sforzi faccia il calcio non è a parte, ma specchio di ciò di cui fa parte: sarà un caso che, indipendentemente dal settore di competenza, si finisca tutti prima o poi a occuparsi di cronaca giudiziaria e che un codice penale sulla scrivania faccia sempre comodo?
Si sbriciola la favola del Chievo, quello della prima ora, che dalla periferia del mondo scalò la classifica della Serie A e ci fece immaginare una ventata di pulizia. Tutto finito sentimentalmente parlando, anche se vale la presunzione di innocenza fino a prova contraria. La realtà parla di indagini, di perquisizioni e di arresti per custodia cautelare (Mauri capitano della Lazio e Milanetto, ex Genoa ora Parma, tra questi, mica gli ultimi affamati). Non problemi da giustizia sportiva, piccolo cabotaggio di un piccolo codice che regola il mondo a parte, ma la legge ordinaria, il codice penale, reati che sono tali nel mondo reale e nella vita di tutti.
Su Criscito pende il sospetto di aver partecipato, il 10 maggio 2011, a un incontro – documentato dagli inquirenti -, nei giorni precedenti la partita Lazio-Genoa, con Giuseppe Sculli, due tra i maggiori esponenti degli ultrà del Genoa e un pregiudicato bosniaco. Criscito ha chiesto di essere sentito subito dal Pm per chiarire tutto, spiegando che si trattava «solo di un incontro con i tifosi dopo un derby perso».
Stamattina uomini in divisa hanno suonato all’alba in molte case (vedi pdf allegato per il dettaglio dei provvedimenti) non solo all’isola felice di Coverciano. Anche a casa di Antonio Conte l’allenatore della squadra Campione d’Italia, che non poteva saperlo, ma s’è messa in casa uno che fino all’altro ieri allenava il Siena ed è stato inguaiato da Filippo Carrobbio che ai magistrati ha detto che Conte era informato di fatti non proprio trasparenti, informato non al punto da aver violato l’obbligo di denuncia previsto dal codice sportivo, ma al punto da beccarsi un’informazione di garanzia, il documento che dice che qualcuno si trova al momento sotto la lente di una procura della Repubblica, in questo caso, quella di Cremona, che gli contesta- come agli altri coinvolti nei provvedimenti in questa fase- un reato non da poco: associazione a delinquere finalizzata a truffa e frode sportiva. Si indaga, sentenze giudicheranno.
Per tutti, sono una trentina di persone al momento tra indagati e raggiunti da misure cautelari, vale la presunzione di innocenza, le sentenze diventano definitive, a meno che non si rinunci ad appellarsi, al pronunciamento della Corte di Cassazione. I tempi della giustizia ordinaria dicono che per questo ci vuole tempo.
Resta, innegabile, l’amarezza di troppe belle favole macchiate da sospetti troppo pesanti per lavarli con una bolla di sapone. Resta la domanda più urgente, che non aspetta sentenze per affiorare: quanto è finto quello che finora, in fatto di pallone, abbiamo visto e raccontato, quante partite per cui abbiamo trepidato avevano un doppio fondo che meritava altri sentimenti?
Elisa Chiari