Euro 2012, Ucraina e oppressione

Con gli Europei di calcio alle porte, il Paese alle prese con l'ascesa politica dell'ex pugile Klitschko contro la corruzione, il caso Tymoshenko e la minaccia del boicottaggio.

Euro 2012: l'occasione mancata

08/06/2012
Cadetti ucraini provano la cerimoni d'apertura (Ansa).
Cadetti ucraini provano la cerimoni d'apertura (Ansa).

Altri tempi, altra storia. Era il 2007, le polemiche erano su tutt’altro. Europei di calcio assegnati all’Ucraina (paese co-organizzatore, insieme alla vicina Polonia), malumori sparsi tra chi s’era dovuto arrendere alla decisione dell’Uefa. Però sembrava una grande occasione. L’Ucraina, un paese nuovo. O, quanto meno, avviato verso il nuovo. Un passato da mettersi alle spalle, una rivoluzione da portare a compimento. Una competizione calcistica (la più grande, a livello continentale), ma soprattutto una vetrina importante per il paese, un’occasione politica sulla via della modernizzazione e della democratizzazione, affrancandosi finalmente dal giogo dell’ex Unione Sovietica.

Cinque anni dopo, tutto sembra cambiato. Altra storia, altre polemiche, stavolta davvero sacrosante. Perché l’Ucraina s’è raggomitolata su se stessa e le spinte democratiche e moderniste sono state frustrate quasi sul nascere, nel nome di un ritorno al passato, più autoritario che mai, nel nome del presidente, Viktor Yanukovich, l’uomo che sta spingendo l’Ucraina nella direzione opposta a quella del cambiamento. Le immagini di Yulia Tymoshenko – autentica leader della cosiddetta Rivoluzione Arancione (che tante speranze aveva destato nella gente), in carcere dallo scorso ottobre, condannata a 7 anni di reclusione per abuso d’ufficio al termine di uno dei processi più pilotati che la storia tramandi – hanno fatto il giro del mondo, un vero pugno in un occhio per chi abbia a cuore democrazia e vivere civile.

Sciopero della fame, accuse di maltrattamenti, prove fotografiche: la reazione della Tymoshenko ha messo in moto un meccanismo che ha portato a conoscenza del mondo intero le dinamiche politiche di un potere autoritario, abituato a mettersi la democrazia sotto i piedi. Di qui, le proteste. Mezzo mondo ne ha chiesto la liberazione, pena il boicottaggio dei prossimi Europei. Boicottaggio da parte della politica (lo ha annunciato Manuel Barroso, lo hanno seguito a ruota esponenti della politica austriaca, belga, tedesca), non del mondo del calcio. The show must go on, è la tesi dei dirigenti sportivo, Michel Platini (presidente dell’Uefa) in testa. Qualche voce fuori dal coro s’è levata (soprattutto, quella di Philipp Lahm, capitano della nazionale tedesca), ma nessuna presa di posizione ufficiale. Il problema, però, resta. La detenzione della Tymoshenko è un segnale, il più grave, di come vadano le cose in Ucraina. Potere per il potere: questa la tesi di chi comanda. Il resto non conta, né il volere della gente né il suo benessere. E così gli Europei si disputeranno in un paese privo di regole democratiche e dei requisiti minimi di civiltà. Se il caso-Tymoshenko ha a che fare con la politica, il resto investe il sociale. Un resto che non depone a favore dell’Ucraina, alla vigilia della competizione.

Varsavia (Ansa).
Varsavia (Ansa).

Se la Polonia, paese co-organizzatore, sta ritrovando se stessa, l’Ucraina sta tornando indietro. Non un caso i tanti problemi, che si sono assommati in fase di preparazione. E la politica è sempre lì, nel mezzo. Soprattutto per quanto riguarda gli attesi lavori di modernizzazione del paese, un aspetto importante a margine di Euro 2012. Lavori criticati dalla stragrande maggioranza dell’opinione pubblica: appalti assegnati dai funzionari pubblici a una ristretta cerchia di aziende, un metodo che ben poco ha a che fare con la necessaria limpidezza. Invece di attirare iinvestimenti e dividere ricchezze, s’è pensato di accontentare i soliti noti, pochi imprenditori, ammanigliati col sistema politico. E se nel paese regna il malcontento, quel che ne deriva è il timore sul piano della sicurezza, a maggior ragione in concomitanza con una manifestazione sportiva che dovrebbe portare in Ucraina migliaia e migliaia di turisti (le stime parlano di circa un milione in totale). Le quattro bombe esplose a Dnipropetrovsk, una città a est del paese, sono un campanello d’allarme, che preoccupa non poco. E le misure di sicurezza non potranno che essere enormi, ai limiti della militarizzazione. Perché l’Ucraina è tornata al passato, ha tradito la Rivoluzione Arancione, un movimento pregno di speranze per il futuro. L’Europa del calcio torna in campo, nel posto sbagliato.

Ivo Romano


Ivo Romano
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