17/01/2011
Un'immagine del set del film Thank you, in lavorazione a Bollywood (foto di Andrea Mangialardo).
Mumbai (ex Bombay), India
Dopo quasi mille chilometri percorsi sul nostro tuk tuk attraverso il Rajasthan e il Gujarat, l'arrivo a Mumbai - che un tempo chiamavamo Bombay - ci sembra un po' l’ingresso in un'astronave. Ci accorgiamo subito che è una città ricca di contrasti, dai mille volti e dai mille risvolti: accanto alle luci abbaglianti dei grattacieli e dei locali notturni, alle persone che affollano i bazar dell’area di Fort e che attendono i treni sulle banchine di Victoria Station, si muove il mondo buio e nascosto degli slum, le baraccopoli in cui vivono le fasce più povere della popolazione. Nella zona a nord della metropoli questo contrasto risulta ancora più forte, perchè è qui che si trovano i centri di produzione di Bollywood, la macchina cinematografica indiana che sforna ogni anno centinaia di film.
Per un turista occidentale che non voglia ricorrere al classico tour organizzato dalle agenzie specializzate locali, una valida alternativa per entrare per un giorno a far parte di questo mondo parallelo è quella di fare la comparsa, l’extra, in un film. Passeggiando nelle strade di Colaba, il quartiere più turistico di Mumbai, è infatti molto facile imbattersi in uno scout in cerca di volti "esotici". Anche noi ne incontriamo uno, Amjad, dell'agenzia per modelli stranieri Bollystars, che è in cerca di figuranti per una scena del film "Thank you", un'importante pellicola che verrà proiettata nei cinema indiani ad aprile. E noi, per rendere omaggio al nome del nostro team, il Bollywood Run, decidiamo di accettare.
L'incontro è alle 8 del mattino. Con noi sul bus che ci porta agli studios ci sono ragazzi di ogni nazionalità: cinesi, francesi, svedesi, austriaci, tedeschi, israeliani, neozelandesi e americani. Quando arriviamo agli studios, appena il tempo per una veloce riunione e per la prova abiti. E poi subito sul set, che riproduce una bianchissima discoteca. I miei compagni di viaggio nelle prossime ore saranno clienti del locale e dovranno far finta di ballare e divertirsi; io invece diventerò Peter, il bar tender del locale.
È dietro al "mio" bancone che incontro Raj, un ragazzo di 29 anni originario del Maharashtra, che abita a Mumbai da alcuni anni e lavora all'aeroporto come facchino. Anche per lui è la prima esperienza a Bollywood, ma con un senso del tutto particolare. E non sono solo le 500 rupie che guadagnerà: Raj crede che questa piccola parte possa rappresentare un trampolino di lancio verso il mondo delle star bollywoodiane. Mi racconta con entusiasmo che per un indiano è molto difficile riuscire a varcare i cancelli di Bollywood: bisogna conoscere le persone giuste ed essere molto perseveranti. È molto emozionato e lo si capisce bene, perchè passa la maggior parte delle pause tra un ciak e l'altro al telefono con i suoi genitori e la sua fidanzata, per raccontare come sta andando.
La giornata trascorre lenta. Sono quasi le dieci di sera quando risaliamo sul bus e lasciamo gli studios. Fuori la vita ha continuato a scorrere brulicante come sempre. E noi torniamo a Colaba, di nuovo sospesi tra grattacieli e slum. Il nostro viaggio prosegue e presto arriveremo con il nostro tuk tuk sulle coste dello stato di Goa. La Rickshaw Run continua: originale corsa sui tuk tuk - i mezzi su tre ruote
più diffusi in India - si svolge tre volte all'anno, è organizzata
dall'associazione inglese The adventurists (http://rickshawrun.theadventurists.com) ed è tutto tranne che una competizione. Lo scopo ultimo di quest'avventura è la solidarietà: ogni equipaggio contribuisce, infatti, a finanziare i progetti dell'associazione Frank Water (www.frankwater.org), che si occupa di portare acqua pulita e potabile alle popolazioni rurali dell'India, anche nei villaggi più remoti.
Fabio Lepore, 2-continua