26/11/2011
L'assistenza agli anziani, una delle voce del Welfare (foto: Thinkstock).
Ben venga Mario Monti, ma batta un colpo. E soprattutto aggiusti il tiro. Ovvero: risanamento sì, ma senza cancellare il Welfare, facendo quadrare i conti con tagli indiscriminati. La campagna I diritti alzano la
voce, promossa da 24 organizzazioni del volontariato e del terzo settore (tra cui l'Arci, il Coordinamento nazionale delle Comunità di accoglienza e il Jesuit social network), ha valutato positivamente la nascita del nuovo Governo, in
considerazione della gravissima situazione in cui versa il Paese. Tuttavia, sottolinea il fatto che i nodi da affrontare con urgenza non sono solo
quelli che riguardano i conti dello Stato, ma anche i 3 milioni di disoccupati,
il progressivo impoverimento di fasce consistenti, e crescenti, di popolazione,
l’iniqua distribuzione della ricchezza, l’abnorme evasione fiscale. Sono questi
i veri ostacoli allo sviluppo sociale ed economico
dell’Italia.
«Siamo preoccupati per il nostro Paese», dichiara Lucio Babolin, portavoce della campagna I diritti alzano la
voce, «ma anche per il dibattito sulla crisi portato avanti dagli opinion
maker e le testate più influenti. Sembra quasi che allo sfacelo economico e
finanziario di questi anni si voglia continuare a rispondere con le stesse
ricette che hanno generato il disastro. Anzi, la tentazione potrebbe essere
quella di approfittare dell’emergenza per far passare provvedimenti fermi al
palo da anni».
«Noi crediamo», continua Babolin,
«che vi siano due priorità per l'Italia: la messa in sicurezza dei conti dello Stato e, insieme, il miglioramento delle condizioni di vita per tutte quelle
persone e famiglie che hanno pagato fin qui, ingiustamente, il prezzo della
crisi. Non basterà una patrimoniale "leggera" per centrare entrambi gli obiettivi obiettivo. Bisognerà piuttosto agire in modo incisivo sull’evasione fiscale,
tassare maggiormente i patrimoni mobiliari e immobiliari, tagliare le
spese militari, ridurre i costi della politica».
«La campagna I diritti alzano la
voce», conclude il portavoce, «ritiene che una parte delle risorse così reperite
possa consentire una riforma del Welfare attesa da tempo, permettendo il varo
dei livelli essenziali delle prestazioni e del reddito minimo di
inserimento e l’istituzione di un fondo e di misure adeguate per la non
autosufficienza e per ammortizzatori sociali efficaci a beneficio di
tutti coloro che perdono il lavoro. In questo modo sosterremmo la domanda e
aiuteremmo larghi strati della popolazione. Finalità che non potrebbero essere
raggiunte con la legge delega sulla riforma fiscale e assistenziale
voluta dal precedente Governo, che a nostro avviso va radicalmente modificata».
E sul Welfare italiano, è stato pubblicato anche un Libro nero. «Annichilire le politiche sociali in Italia», come hanno fatto i Governi nei mesi e negli anni passati, «non ci farà uscire dalla crisi, ma aggraverà la situazione della nostra economia», hanno dichiarato Pietro Barbieri, della campagna I diritti alzano la voce, e da Giulio Marcon, portavoce della campagna Sbilanciamoci! presentando in Senato quest'iniziativa realizzata congiuntamente dalle due campagne.
Il documento (un vero e proprio dossier, ricco di dati e informazioni dettagliate) porta il sottotitolo Come il Governo italiano – con le manovre economico-finanziarie e la legge delega fiscale e assistenziale – sta distruggendo le politiche sociali e azzerando la spesa per i diritti. Il testo, infatti, analizza nel dettaglio i tagli al sociale e alla sanità previsti nella legge di stabilità e nelle manovre correttive del 2011, valuta gli impatti dei tagli sugli enti locali e i servizi ai cittadini, esamina la delega al Governo per la riforma fiscale e assistenziale.
Foto: Simona Granati.
Il giudizio sull’operato dell’esecutivo è del tutto negativo: «I provvedimenti adottati», notano le organizzazioni promotrici, «sono stati socialmente iniqui – colpendo le classi a basso e medio reddito e non toccando i privilegi e le ricchezze -, puramente di facciata per quanto riguarda il rilancio dell’economia, pesantissimi nel campo delle politiche sociali, lasciando così il paese ancora più indifeso ed esposto alla crisi».
Il prospetto dei tagli alle politiche sociali è impressionante: tra il 2007 e il 2013 si prevede una riduzione degli stanziamenti a favore dei fondi nazionali da 1.594 a 144 milioni di euro. Il fondo più importante, quello per le Politiche sociali, passerebbe da 1 miliardo a 45 milioni di euro. Il fondo Politiche per la famiglia da 220 milioni a 31. Azzerati il fondo per la non autosufficienza e quello per l’inclusione degli immigrati. Il fondo per le politiche giovanili verrebbe ridotto dai 130 milioni del 2007 agli 11 previsti per il 2013. Il fondo per le pari opportunità da 50 a 17 milioni. Anche il Fondo per l’Infanzia e l’Adolescenza perde qualcosa, passando da 44 a 40 milioni.
L'interno di un ospedale. La sanità è stata tra i settori più colpiti dai tagli. Foto: agenzia Eidon.
Dinanzi a una situazione drammatica – per il Paese come per il Welfare italiano – le due campagne avanzano una serie di proposte corredate da un prospetto delle entrate e delle uscite. È ineludibile la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali, che determinano i diritti esigibili e dunque i servizi che vanno garantiti su tutto il territorio nazionale; aumentare la dotazione dei fondi nazionali per le politiche sociali; introdurre il Reddito minimo di inserimento (2 miliardi di euro); stanziare un miliardo di euro per l’avvio di almeno 3.000 asili nido nel 2012; istituire un fondo di 800 milioni di euro per garantire un’indennità di disoccupazione ai lavoratori precari; prevedere uno stanziamento di 200 milioni per il sostegno sociale all’affitto per i meno abbienti e di 300 milioni aggiuntivi per il canone agevolato; alzare dai 113 milioni di euro del 2011 (erano 266 nel 2008) a 300 milioni lo stanziamento per il servizio civile, permettendo così a 50mila giovani di poter fare quest’esperienza.
Queste e altre proposte andranno finanziate attraverso una tassa patrimoniale, una revisione della tassazione sulle rendite finanziarie, il ritiro delle nostre truppe dall’Afghanistan, la rinuncia al programma di produzione di 131 cacciabombardieri F35 (il che libererebbe 583 milioni subito, per il 2012), la chiusura dei Centri di identificazione ed espulsione (113 milioni da destinare all’integrazione dei migranti), la revisione delle convenzioni con le strutture sanitarie private. “Il Governo ha fallito”, concludono Barbieri e Marcon. «Siamo convinti che questa crisi può essere un’occasione straordinaria per rivedere i nostri modelli economici e culturali e modificare gli stili di vita, mettendo finalmente da parte le teorie che hanno causato il disastro in cui siamo oggi. Chiediamo alle forze sociali ed economiche di unirsi in questa azione di cambiamento – fondata sulla riconversione ecologica dell’economia, i beni comuni materiali e immateriali, le pratiche innovative di rigenerazione urbana – che rilancerebbe l’economia e produrrebbe più benessere per tutti».
Alberto Chiara