G8, l'Italia maglia nera

Il nostro Paese è responsabile di oltre il 40 per cento del "buco" negli aiuti pubblici allo sviluppo. In totale le promesse finanziarie tradite ammontano a 19 miliardi di euro.

26/05/2011
Un gruppo di bambini del Centro Educativo Raila nello slum di Kibera, in Kenya (Foto: AP)
Un gruppo di bambini del Centro Educativo Raila nello slum di Kibera, in Kenya (Foto: AP)

L’Italia? Chiude la classifica dei Grandi per solidarietà concreta, fatta con assegni a più zeri e non solo a belle parole. Il nostro Paese è il peggiore quanto ad Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps). Questa la fotografia che ne fa il quinto rapporto Aidwatch 2011, elaborato dalla Confederazione europea di Ong Concord.

     L’articolato e analitico documento stila per i 27 Paesi dell’Unione Europea la valutazione delle politiche di lotta alla povertà, offrendo anche una serie di raccomandazioni da seguire a ciascun Paese membro. L’Italia è responsabile per il 43,8% di questo divario. Il nostro Paese ha tagliato così pesantemente il suo aiuto ai Paesi poveri da far ritenere che nel 2015 non solo non arriverà allo 0,7% del Pil – come promesso – ma che non andrà oltre lo 0,10%.

     «L’Italia», sottolinea il documento di Concord, «ha esportato in Europa il suo debito di credibilità internazionale. I Paesi europei hanno fallito sugli aiuti allo sviluppo». Solo 9 dei 27 stati membri hanno raggiunto l’obiettivo.

«Il divario», continua il Rapporto, «che separa gli impegni presi sull’aiuto pubblico allo sviluppo dei Paesi UE dall’obiettivo che si erano posti è, ad oggi, di 15 miliardi. Se il trend non cambierà, la previsione è che il “buco” continuerà ad aumentare ogni anno fino al 2015.

     Purtoppo, l’Italia è la prima responsabile di questo ritardo. Lo ribadisce anche Oxfam Italia: «Nel 2010», scrive l’Ong, «il nostro Paese ha speso solo 2,3 miliardi di dollari in aiuti, quasi metà di quanto il governo italiano ha speso per le auto di servizio e gli autisti a disposizione di ministri e funzionari governativi».

     Le aspre critiche di Oxfam prendono spunto dall’analisi dello stesso documento presentato al vertice francese, il “Rapporto di rendicontazione di Deauville”. «Le voci che l’Italia ha incluso nel rapporto del G8 sono assai discutibili. Come per esempio i fondi spesi per l’ambiente, l’acqua e quelli per le attività di sminamento. Tutte attività fatte passare in modo forzato come aiuto pubblico allo sviluppo per gonfiare in modo artificioso il nostro contributo». Nel frattempo – specifica l’organismo non governativo – il nostro governo ha tagliato quasi per tre quarti i contributi al Programma alimentare mondiale dal 2008 al 2009.

Le critiche non sono rivolte solo al nostro Paese, ma anche a Germania, Francia e Giappone, gli altri tre Paesi lontani dagli obiettivi e dagli impegni presi. «Il G8», aggiunge Oxfam «ha manipolato le cifre, sostenendo di aver stanziato quasi 49 miliardi di dollari sui 50 promessi. Al contrario, secondo l’Ocse – l’organismo che elabora le cifre ufficiali sull’aiuto pubblico allo sviluppo – il G8 ha stanziato solo 31 miliardi di dollari. Dei 25 miliardi promessi all’Africa, inoltre, solo 11 sono stati realmente versati».

     «Questo non è un rapporto di rendicontazione», dice Elisa Bacciotti, portavoce dell’Ong. «È un goffo e imbarazzante tentativo di copertura e un insulto ai più poveri del mondo. Il reale buco degli aiuti è di 19 miliardi di dollari, cifra che equivale a soli 7 giorni di spese militari degli otto grandi».

     «Il fatto che questi fondi non siano stati stanziati ha bloccato gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio». Elisa Baciotti spiega cosa significa nel concreto: «Se il G8 avesse raggiunto le promesse sull’aiuto, avrebbe reso accessibile la scuola a tutti i bambini del mondo, pagato i salari a 80 mila ostetriche in Africa e fornito un milione di zanzariere da letto in grado di salvare molte vite. Questi sono i costi reali della loro inazione».

Luciano Scalettari
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