03/10/2012
Geppi Cucciari e Rossella Urru al Forum (Foto Ansa).
Il Forum sulla Cooperazione Internazionale, voluto dal ministro Andrea Riccardi, un risultato l’ha raggiunto di sicuro: quello di far parlare di aiuto allo sviluppo, di ruolo dell’Italia, della necessità di ripartire voltando pagina.
Tre mesi di lunga preparazione, due giorni di intensi dibattiti. Per due giorni – e non avveniva da almeno 20 anni – il tema della cooperazione allo sviluppo è tornato al centro dell’agenda politica italiana, con tutto il mondo del volontariato internazionale schierato, e mezzo governo presente, a partire dal presidente del Consiglio Monti.
Come ha detto lo stesso Riccardi, un dibattito che deve continuare, di cui la “due-giorni” è stato solo il primo momento. C’è da sperare che sia così, perché quello che è mancato è stato l’impegno concreto da parte del Governo: su tutti i nodi principali i ministri che si sono succeduti al microfono non sono andati oltre a generiche promesse di invertire l’attuale rotta, che ci ha portato ad esser il fanalino di coda fra i Paesi donatori.
Sulla nuova legge, sull’aumento di risorse, sulla creazione di un’Agenzia indipendente di gestione, sulla nascita di un Fondo Unico dove far convergere i finanziamenti, sulla necessità che la cooperazione abbia un proprio ministro con precise deleghe (oggi è affidata al ministero degli Affari Esteri), su tutto ciò nessun impegno concreto è stato preso.
Fino a ieri di tutto questo nemmeno se ne parlava. Al Forum di Milano se n’è parlato, e ad alta voce. La sintesi dei risultati del Forum potrebbe essere questa: finalmente si è dato un palcoscenico alla cooperazione italiana. Ma un palcoscenico non basta.
Luciano Scalettari