15/05/2012
L’Italia è il Paese più vicino a replicare un modello di banca non profit come quella svedese che, dal canto suo, proprio nella fase di progettazione di Jak Italia ha avuto un ruolo fondamentale di “accompagnamento”. L’idea di fondo per cui il denaro deve servire a migliorare la qualità delle vite delle persone è tanto banale quanto, purtroppo, inattuata. Specialmente negli ultimi anni in cui le bolle speculative hanno letteralmente fatto impazzire il mercato e migliaia di risparmiatori che, però, ancora oggi continuano a comprare o investire in beni che per certi versi non esistono. Praticamente un salto nel buio. I risparmi, anche in un Paese come l’Italia storicamente attento all’approccio delle “formichine”, si stanno erodendo: di contro, crescono le difficoltà a rimborsare i debiti contratti a causa degli alti costi dei finanziamenti. Tutte bombe a orologeria pronte a esplodere alla prima operazione andata male, al primo ritardo, al primo tamponamento in macchina che costringe a tirare fuori soldi che non si era previsto di spendere. Non c’è margine per l’errore, eppure si rischia. E il divario numerico e quantitativo tra ricchi e poveri aumenta. Jak Italia vuole frenare questa corsa al margine proponendo un business sociale no profit: meno profitti in nome della sostenibilità economico finanziaria. Così, anche nel costituendo modello italiano, i principi-fulcro dell’intero sistema proposto prevedono che i capitali prestati non siano remunerati da interessi ma solo dagli stretti e necessari contributi per sostenere le spese di gestione, che si realizzi una coscienza ambientale trasversale e che venga promosso il credito all’economia locale. Non sarà facile, ma può funzionare in un Paese caratterizzato da una forte frammentazione delle imprese che, spesso, catalizzano le risorse di interi territori salvo lasciarli inariditi non appena la delocalizzazione garantisce condizioni migliori e, di conseguenza, una massimizzazione estrema dei profitti. Ma un sistema così improntato non può resistere.
La forza di Jak è il fatto di essere costruita su un “impianto” che non si deve piegare alle leggi del costo del denaro poiché non è costretta a comprarlo da altri istituti. Tutto ciò di cui ha bisogno è già al suo interno, nelle sue casse sicure. Il capitale concesso in prestito ai soci proviene dai depositi dai depositi dei soci stessi: il margine di errore è ridotto al minimo. C’è chi la chiama “emancipazione economica”. Come hanno fanno notare gli studi compiuti da importanti economisti svedesi e tedeschi, Margrit Kennedy in testa, “il 90% delle persone paga in media, di interessi, più di quanto riceva, sia sul lungo che sul breve periodo”. Uscire da quello che ci è sempre stato presentato come un dogma potrebbe invece essere la nostra salvezza. Per restare ai numeri, questi ci dicono che il bilancio tra interessi passivi, interessi occulti e interessi attivi è negativo nel 90§% dei casi: solo il 10%, dunque, può vantare il segno “più” sul proprio conto corrente. Sono passati ormai quattro anni dalla nascita dell’Associazione culturale Jak Italia e, dopo riunioni, convegni, sndaggi i tempi sembrano maturi perché quell’idea si tramuti in realtà.
La banca popolare Jak Italia asrà essenzialmente un’organizzazione cooperativistica in cui i soci avranno l’opportunità di unire i loro risparmi per godere, in questo modo, di prestiti a basso costo. Gli “utili”, dunque, non saranno visibili in modo immediatamente tangibile sul conto corrente ma, al contempo, prenderanno la forma del risparmio sui prestiti contratti con cui saranno più pronti a fronteggiare, di anno in anno, di crisi in crisi, di bolla in bolla, l’erosione inflazionistica. Nella banca popolare Jak Italia soci e clienti coincideranno perché solo tali soggetti potranno essere “operativi”: a loro, in particolare, saranno rivolti corsi di formazione e di educazione al risparmio e all’uso consapevole del denaro. Un’altra delle direzioni in cui il modello italiano intende svilupparsi è quello del legame con il territorio: l’esperienza, infatti, sarà maggiormente efficace sotto tutti i punti di vista quanto più lo spirito solidaristico pervaderà le diverse anime di una determinata area che, per una volta, ci si augura saranno unite nel mettere in pratica azioni dirette a raggiungere gli obiettivi di un mondo più eco-sostenibile. L’unica sede per ora prevista sarà a Milano: tutto il resto funzionerà senza sportelli tramite home-banking.
Le attività della banca popolare Jak Italia, in conformità con disposizioni italiane ed europee, si esplicherà, almeno nella fase iniziale, nelle seguenti attività:
raccolta di depositi o di altri fondi con obbligo di restituzione effettuata mediante l’accensione di conti correnti e di depositi (vincolati e non), pronti contro termine e certificati di deposito gestiti in remoto;
operazioni di prestito effettuate mediante l’accensione di conti correnti passivi per la clientela a tempo determinato, sia abreve, sia a medio termine e mediante operazioni di smobilizzo dei crediti.
Alberto Picci