29/12/2011
Papa Benedetto XVI (foto: Ansa),.
In occasione della Giornata mondiale della pace il Papa lancia un chiaro appello a tutti: se vogliamo costruire un futuro di giustizia e di pace dobbiamo aprirci ai giovani, saperli ascoltare e valorizzare. E poi precisa: «Non è solamente un’opportunità, ma un dovere primario di tutta la società». Le sue parole sembrano riecheggiare quelle del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che solo un anno fa, nel messaggio di capodanno, aveva sollecitato tutti a «investire sui giovani, scommettere sui giovani, chiamarli a fare la propria parte e dare loro adeguate opportunità».
Vista la scarsa considerazione di cui godono i giovani nel nostro Paese, si tratta di un vero e proprio monito a cambiare strada. Alla fine di un anno, il 2011, che ha visto l’irrompere sulla scena internazionale di centinaia di migliaia di giovani decisi a ottenere il rispetto dei loro fondamentali diritti, il Papa coglie sino in fondo il valore di questi sommovimenti e sollecita «la dovuta attenzione in tutte le componenti della società». I giovani sono la metà della popolazione mondiale, quasi tre miliardi e mezzo di persone, e le loro speranze, ambizioni e volontà di migliorare la propria vita rappresentano una straordinaria forza di cambiamento: «il loro entusiasmo e la loro spinta ideale possono offrire una nuova speranza al mondo».
Foto Ansa
Benedetto XVI ribadisce l’atteggiamento della Chiesa che «guarda ai
giovani con speranza, ha fiducia in loro e li incoraggia a ricercare la
verità, a difendere il bene comune, ad avere prospettive aperte sul
mondo e occhi capaci di vedere cose nuove». Ma poi si rivolge a tutti:
genitori, famiglie, educatori, responsabili nei vari ambiti della vita
religiosa, sociale, politica, economica, culturale e della
comunicazione. E lancia un secondo chiaro appello: “Uniamo le nostre
forze, spirituali, morali e materiali per educare i giovani alla
giustizia e alla pace”.
Foto Ansa
Il messaggio è chiaro: 1. i giovani devono diventare operatori di
giustizia e di pace, 2. per questo è indispensabile investire sulla loro
educazione e formazione, 3. per essere operatori di giustizia e di
pace dobbiamo “educarci alla compassione, alla solidarietà, alla
collaborazione, alla fraternità, essere attivi all’interno della
comunità e vigili nel destare le coscienze sulle questioni nazionali ed
internazionali e sull’importanza di ricercare adeguate modalità di
redistribuzione della ricchezza, di promozione della crescita, di
cooperazione allo sviluppo e di risoluzione dei conflitti”, 4.
l’educazione necessita di “autentici testimoni e non di meri
dispensatori di regole e di informazioni”; testimoni coerenti che vivono
per primi il cammino che propongono, 5. educare è una responsabilità di
tutti e nessuno può eludere questo impegno essenziale: famiglie,
scuola, università, mass media, associazionismo, enti e istituzioni, 6.
anche “i giovani sono responsabili della propria educazione e formazione
alla giustizia e alla pace” e dunque non devono essere considerati
soggetti passivi ma co-protagonisti, 7. educare è bello ma difficile,
specialmente di questi tempi e dunque è necessario sviluppare una nuova
"alleanza pedagogica" di tutti i soggetti responsabili, 8. ogni
ambiente educativo deve essere “luogo di dialogo, di coesione e di
ascolto, di valorizzazione dei giovani, di apertura agli altri, di
solidarietà e partecipazione attiva”, 9. i responsabili della
politica debbono sostenere concretamente le famiglie e le istituzioni
educative e devono “offrire ai giovani un’immagine limpida della
politica, come vero servizio per il bene di tutti, 10. i mezzi di
comunicazione di massa hanno una grande responsabilità nella formazione
dei giovani e quindi sono tenuti a fare la loro parte.
Flavio Lotti, ad Assisi (foto: Ansa).
L’appello del Papa non deve cadere nel vuoto né restare nelle mani di
qualche addetto ai lavori più sensibile. La celebrazione il 1 gennaio
2012 della Giornata mondiale della pace deve essere l’occasione per
riflettere ma poi deve venire il tempo della progettazione e
dell’attuazione. Un tempo che riguarda tutti, vale la pena di
ripeterlo, secondo le proprie competenze e responsabilità. Non partiamo
da zero. Nel nostro paese, nelle nostre città, scuole e università ci
sono tante belle esperienze di cui far tesoro, esperienze e buone
pratiche generosamente e tenacemente alimentate da tanti insegnanti,
docenti, dirigenti scolastici e operatori sociali. Nel corso di questo
nuovo anno dobbiamo valorizzarle, apprezzarle e svilupparle superando le
vecchie e anacronistiche separatezze che portano ciascuno a coltivare
solo ed esclusivamente il proprio campo. Il confronto e l’intreccio tra
le diverse esperienze, competenze e responsabilità non contribuirà solo
ad aumentare la qualità e l’efficacia dell’azione educativa ma anche a
estenderne gli effetti nel tempo e nello spazio. Grande spazio dovrà
essere dedicato tanto alla formazione e all’aggiornamento degli
educatori e dei formatori che allo sviluppo di tutte le indispensabili
sinergie tra l’impresa educativa, le comunità locali, l’iniziativa
politica e quella informativa.
Con un’attenzione e una cura particolare: la progettazione non deve
essere una fatta “per i giovani” ma “con i giovani”, deve essere una
progettualità di cui i giovani si sentano e siano a tutti gli effetti
protagonisti. A loro spetta il compito di traghettare la nostra
società fuori dalla crisi di valori e di futuro che le caratterizza. A
noi la responsabilità di non impedirglielo.
Flavio Lotti, Coordinatore nazionale della Tavola della pace
Aluisi Tosolini, Programma Nazionale “La mia scuola per la pace”
A cura di Alberto Chiara