29/12/2011
Un'immagine della missione italiana in Afghanistan (foto: Ansa).
«Tagli agli armamenti?», è stato chiesto al nuovo ministro della Difesa, l'ammiraglio Giampaolo Di Paola. «Non credo proprio», è stata la sua secca risposta. Infatti nella manovra del Governo Monti di tagli all’apparato militare italiano non c’è traccia, anzi vengono stanziati 700 milioni di euro, per garantire le missioni militari all’estero fino alla fine del 2012 (il primo semestre era stato finanziato nella Legge di stabilità con 700 milioni di euro) quindi escludendo qualsiasi possibile risparmio durante l’anno.
Mezzi blindati e corazzati italiani schierati nel Sud del Libano all'inizio della missione di pace, nel 2006.
Quello della Difesa, in Italia, è ormai un carrozzone che costa tanti
soldi per avere Forze Armate sempre più vicine ad una “irreversibile
inefficienza” (Arturo Parisi). Lo conferma il Sipri che ci colloca nel
2010 al decimo posto mondiale per spese militari con 37 miliardi di
dollari. C’è da osservare che il Sipri per l’Italia parla di stima,
confermando quello che Sbilanciamoci denuncia da anni, cioè che il
nostro bilancio della Difesa è di difficile lettura, quindi poco
trasparente, principalmente perché spese riconducibili alla difesa sono
allocate in altri Ministeri. E’ il caso dei sistemi d’arma finanziate
dal ministero dello Sviluppo Economico (1.673 milioni di euro) o le
Missioni a carico del Ministero dell’Economia (1.400 milioni di euro). Tutti
soldi per la difesa, infatti, per fare un esempio, il costo di dieci
anni di presenza italiana in Afghanistan ammonta a 4 miliardi e 150
milioni di euro, di questi, solo 168 milioni sono andati agli aiuti veri e propri.
Malgrado le economie imposte dalla grave crisi economica che stiamo
attraversando il prossimo anno il nostro Paese spenderà per la Difesa
oltre 23 miliardi di euro. Oltretutto la Difesa, che poteva
autonomamente decidere dove apportare i tagli ha presentato al
Parlamento un bilancio senza gli effetti delle manovre estive, per
apportare poi i tagli con la nota di variazione, senza spiegarne poi i
dettagli. Non si tocca il personale, le spese per l’esercizio sono
ridotte all’osso e quindi i tagli si fanno sull’investimento, anche se
sembra che si tratti non di cancellazioni di programmi, ma semplicemente
di slittamento dei tempi di consegna. Oltretutto in queste ore in
Parlamento sono arrivate richieste per nuovi sistemi d’arma per 500
milioni di euro e, come denunciamo da tempo, con meccanismi che lasciano
spazio a molti dubbi.
Un cacciabombardiere della Lockheed Martin F-35. L'Italia ne vuole acquistare 131 esemplari (foto: Ansa).
Ci chiediamo, solo per fare un esempio a cosa ci servono 131
cacciabombardieri F-35 al costo base complessivo di 15 miliardi di euro,
quando stiamo ancora pagando profumatamente l’EFA, il cosiddetto caccia
europeo? Nel 2015, al riguardo, sono previsti 4,8 miliardi: è così
che risparmiamo? Poi non ci sono fondi per il carburante ed i pezzi di
ricambio. Quando parliamo dell'F-35, parliamo del Nel 2015, al
riguardo, sono previsti 4,8 miliardi: è così che risparmiamo? Poi non ci
sono fondi per il carburante ed i pezzi di ricambio. Quando parliamo
dell'F-35, parliamo del Joint Strike Fighter, un aereo di quinta generazione prodotto dalla Lockheed aereo di quinta generazione prodotto dalla Lockheed Martin, capace
di trasportare ordigni nucleari, a bassa rilevabilità e con possibilità
di colpire obiettivi in profondità. Chi dobbiamo bombardare? Con
quei 15 miliardi sarebbe possibile mettere in sicurezza 14.000 scuole
dando appalti a centinaia di imprese e creando 30.000 posti di lavoro.
Con il solo costo di 1 caccia, oltre 100 milioni di euro, si potrebbero
aprire 143 asili nido pubblici impiegando 2.150 tra educatrici ed
assistenti.
Quasi 10 miliardi vengono spesi per il personale, per avere una
struttura distorta in cui abbiamo più comandanti (quasi 95.000 graduati)
che comandati (85.000 truppa), con un numero spropositato di Generali
(543) ed un numero doppio di marescialli rispetto alle esigenze delle
Forze Armate. Poi si hanno difficoltà a superare la soglia di 7-8.000 uomini per le missioni all’estero. Non parliamo poi degli sprechi
come i 500 mila euro per la festa del 4 novembre al Circo
Massimo, le 19 Maserati blindate appena arrivate per i vertici delle
Forze Armate o i 2,3 milioni di euro per la pulizia e la cura di 9
appartamenti dei vertici dell’Aeronautica.
Massimo Paolicelli
Con la Legge di Stabilità, infine, si fa morire il Servizio civile
nazionale, al quale restano per il 2012, dopo un taglio del 40% solo 68
milioni di euro che basteranno a malapena a far svolgere servizio civile
ai 20.000 giovani del bando di quest’anno. Contestualmente si stabilizza
la Mini Naja che ci è costata fino ad ora 20 milioni di euro. Una
recente ricerca dell’Università del Massachusetts ha calcolato che: se
investiamo un miliardo di dollari nella difesa abbiamo 11.000 nuovi
posti di lavoro; ma i nuovi posti diventano 17.000 se lo stesso
miliardo viene impegnato nelle energie rinnovabili e gli occupati
salgono a 29.000 unità se la stessa identica cifra fosse spesa nel
settore dell’educazione. Per questo “approfittando” della crisi
dobbiamo rivedere il nostro Modello di difesa in conformità con la
nostra Costituzione (articolo 11) e la nostra politica estera.
Massimo Paolicelli, Rete italiana per il disarmo e Sbilanciamoci
A cura di Alberto Chiara