L'Italia discrimina Rom e Sinti

Al nostro Paese si contesta in particolare di non riconoscere i diritti delle minoranze. Alcune testimonianze di chi, anche a livello internazionale, si occupa di queste etnie.

"Difficile anche evangelizzare" denuncia un pastore evangelico.

22/06/2010
Matrimonio Rom. Un momento di festa nella Tenda del Convegno montata a Mantova a metà giugno 2010.
Matrimonio Rom. Un momento di festa nella Tenda del Convegno montata a Mantova a metà giugno 2010.

«La nostra attività missionaria di annuncio della Parola si svolge tra mille pastoie burocratiche e spesso non ne veniamo fuori», dice con un sospiro Davide Casadio, volto e capelli bruni che, insieme ai suoi tipici tratti somatici, rivela tutta la sua origine rom. Pastore evangelico della Missione Evangelica Zigana (realtà evangelica associata alle Assemblee di Dio in Italia), Davide, che non mostra più di 40 anni, ha passato un'infanzia a traino della comunità di giostrai a cui apparteneva suo padre, prima di trovare l'anima gemella, convolare a nozze e mettere al mondo 5 bambini, due dei quali già padri a loro volta.

«La nostra attività pastorale consiste principalmente nell'avvicinare la nostra gente per predicare la parola di Dio», prosegue l'uomo, che, scoperta la sua vocazione e compiuti gli studi, si è sistemato a Piacenza nella scuola biblica della sua associazione. «Durante i mesi estivi a turno tutti noi, circa 40 pastori, ci muoviamo cercando di raggiungere le zone dove sono concentrate le nostre comunità e piantiamo la "Tenda del Convegno", un luogo di preghiera e predicazione aperto a tutti, anche ai credenti in altre confessioni o religioni. Un luogo di pace, insomma, come quello che abbiamo organizzato a metà giugno a Mantova, che però purtroppo conosce problemi sempre maggiori: l'autorizzazione per occupare per un certo tempo il suolo pubblico non ci viene infatti concessa con facilità a causa della legislazione vigente, che favorisce solo gli spettacoli viaggianti. Un'attività di questo genere richiede infatti la presenza di tutte le precauzioni per la sicurezza pubblica, come i bagni o la presenza di pompieri. Una circostanza che, se non corretta, riteniamo che configuri una doppia discriminazione, razziale, essendo i Rom e Sinti minoranza non riconosciuta in Italia, e soprattutto religiosa, perchè impedisce di fatto il culto a un'organizzazione come la nostra che, essendo parte delle Assemblee di Dio in Italia riconosciute dallo Stato italiano, avrebbe tutto il diritto di organizzare manifestazioni religiose come queste».

All'Università Bicocca di Milano il convegno "La condizione giuridica di Rom e Sinti in Italia" ha sviscerato in questi giorni con l'aiuto di esperti internazionali la complessa situazione delle popolazioni Rom e Sinti nel nostro territorio, spesso salite all'onore della cronaca per i numerosi sgomberi dai loro campi di questi mesi. La loro condizione appare infatti molto eterogenea (vi sono cittadini italiani, dell'Unione europea, extracomunitari, rifugiati e apolidi) e precaria dal punto di vista linguistico e culturale. L'obiettivo del convegno è stato formativo, relativo cioé all'aggiornamento sugli strumenti di protezione e tutela dei Rom e Sinti, ma anche di riflessione e proposta sui problemi e modelli legislativi di tutela e protezione di queste minoranze. Detto che la maggior parte di questa popolazione in Italia è ormai stanziale, è emerso in molte relazioni che esiste una vera e propria discriminazione che viene attuata in Italia verso queste popolazioni.

Paolo Bonetti, ad esempio, professore associato di diritto costituzionale alla Bicocca, ha affermato che «nell'attuale pubblicistica la presenza di Rom e Sinti è spesso accostata al tema della sicurezza, cioè dei pericoli per la sicurezza di tutti derivanti da fenomeni di illegalità diffusa o di microcriminalità o di occupazione abusiva di immobili». E ha aggiunto: «Quando una persona non è certa del proprio status giuridico, della propria cittadinanza, della propria abitazione, dell'accesso ai diritti sociali ed è oggetto di discriminazioni, emarginazione lavorativa, stigmatizzazione da parte dei mass media, allora nessuno di coloro che vivono in una società può sentirsi sicuro, perché quella società non è ben organizzata e si contraddicono così i principi fondamentali personalisti che caratterizzano la forma di Stato». In definitiva «una delle principali vie d'uscita sicure da questa situazione criminogena è quella di giungere al più presto all'approvazione di una legge statale che in attuazione dell’art. 6 della Costituzione preveda norme specifiche di riconoscimento, di tutela della minoranza dei Rom e dei Sinti presenti in Italia e azioni positive di inclusione sociale ai sensi dell’art. 3 della Carta fondamentale».

Stefano Stimamiglio
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