L'Italia discrimina Rom e Sinti

Al nostro Paese si contesta in particolare di non riconoscere i diritti delle minoranze. Alcune testimonianze di chi, anche a livello internazionale, si occupa di queste etnie.

Un avvocato internazionale: "Riguardo ai Rom, l'Italia desta particolari preoccupazioni".

22/06/2010
Roma, campo nomadi di Tor Bella Monaca (foto SINTESI).
Roma, campo nomadi di Tor Bella Monaca (foto SINTESI).

James Goldston è un avvocato americano ormai sulla quarantina e specializzato in diritto internazionale. Da anni è impegnato in pprima personna con la sua organizzazione, la Open Society Justice Initiative di cui è direttore, a tutelare i diritti umani delle minoranze etniche e linguistiche nel mondo e a promuovere lo Stato di diritto laddove le violazioni dei diritti umani sono più evidenti. Processi nei tribunali, istanze all'Onu e alle altre Agenzie collegate, azioni di "advocacy", cioè di pressione sui governi e le altre organizzazioni internazionali, assistenza tecnica alle Ong che si occupano di tutelare queste minoranze. Tutto questo è il suo pane quotidiano. Presente al convegno organizzato dall'Università Bicocca di Milano a metà giugno gli abbiamo rivolto alcune domande.

Avvocato Goldston, come vede la situazione italiana un avvocato che si occupa a livello internazionale di minoranze etniche come i Rom/Sinti?

«Siamo in effetti preoccupati per la situazione della minoranza Rom e Sinti in Italia. Ripetuti episodi di violenza fisica e verbale contro membri di queste comunità e una discriminazione sistematica da parte delle autorità pubbliche verso questi gruppi si aggiungono a un troppo alto livello di tolleranza di questi eventi gravissimi da parte degli esponenti della politica».

- Può citare a quali episodi si riferisce?
«Mi riferisco essenzialmente ai decreti del governo italiano del 2008 sull'emergenza nomadi, alla contemporanea decisione di procedere a una sorta di censimento della popolazione Rom su base etnica e, infine, ad alcune norme del pacchetto sicurezza del 2009 relativo all'introduzione del reato di clandestinità».

- La discriminazione verso i Rom esiste solamente in Italia?
«Certamente no, questa minoranza ha problemi in vari paesi d'Europa dove peraltro esistono legislazioni molto diverse da Stato a Stato. L'Italia tuttavia desta particolari preoccupazioni perché la situazione sta rapidamente deteriorandosi. In altri paesi le organizzazioni non governative e le associazioni di volontariato stanno muovendosi in modo efficace tanto a livello di sensibilizzazione dell'opinione pubblica quanto a livello di procedimenti giurisdizionali da loro intentati contro questo tipo di discriminazioni. In Italia purtroppo questo fenomeno di contrasto non accade perché le organizzazioni non possono beneficiare di un sostegno sufficiente e in definitiva sono quindi poco visibili».

- Quali sono le basi legali europee per contrastare il fenomeno del razzismo a livello nazionale?
«Innanzitutto la direttiva sull'Uguaglianza razziale (2000/43/CE N.d.R.), poi le proibizioni contenute nella Convenzione europea dei diritti dell'uomo, di cui l’Italia è firmataria; infine le molte prese di posizione ufficiali del Consiglio d'Europa in questa materia, che hanno chiarito che ogni tipo di discriminazione, quindi anche razziale, è contraria alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo».

- Quali sono i tribunali ai quali può rivolgersi chi difende i Rom?
«Esistono varie istanze giurisdizionali a seconda della norma che si ritiene violata. Si può dunque ricorrere tanto alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo quanto alla Corte di Giustizia di Lussemburgo ma anche ai singoli tribunali nazionali. A Strasburgo, ad esempio, è attualmente pendente un processo contro l'Italia in merito ai famosi “respingimenti” in mare che si sono verificati nel corso del 2009».

- L’attività della sua organizzazione, la Open Society Justice Initiative, a chi si rivolge e a quali fini?
«A parte singole azioni legali in rappresentanza di persone discriminate, cerchiamo di promuovere presso alti esponenti dell'Unione europea, principalmente i Commissari, e altre istanze internazionali azioni concrete per sensibilizzarli al problema, soprattutto quando si tratta di prendere ufficialmente posizione contro singole azioni dei governi nazionali in violazione delle norme in materia di non discriminazione. Succede infatti, ed è il caso dell'Italia, che la Commissione dell'Unione Europea per non infierire su uno stato membro dell'Unione non intervenga con la necessaria durezza che il caso richiede».

Stefano Stimamiglio
Preferiti
Condividi questo articolo:
Delicious MySpace

tag canale

MODA
Le tendenze, lo stile, gli accessori e tutte le novità
FONDATORI
Le grandi personalità della Chiesa e le loro opere
CARA FAMIGLIA
La vostre testimonianze pubblicate in diretta
I NOSTRI SOLDI
I risparmi, gli investimenti e le notizie per l'economia famigliare
%A
Periodici San Paolo S.r.l. Sede legale: Piazza San Paolo,14 - 12051 Alba (CN)
Cod. fisc./P.Iva e iscrizione al Registro Imprese di Cuneo n. 00980500045 Capitale sociale € 5.164.569,00 i.v.
Copyright © 2012 Periodici San Paolo S.r.l. - Tutti i diritti riservati