Se l'antimafia diventa arte e master

Un mondo in fermento: è quello di chi crede che la lotta ai clan e alla criminalità organizzata passi anche attraverso originali forme di espressione e l'educazione d'eccellenza.

Un master per riutilizzare i beni confiscati alle mafie

08/05/2012

Non solo intercettazioni, blitz o inchieste. Le mafie si combattono anche a colpi di leggi, scartoffie, conti da commercialista. E' la giungla, fittissima, in cui bisogna districarsi per chiedere e ottenere la gestione di una villa, un terreno o un'azienda che erano nelle mani di un boss della 'ndrangheta o dei Casalesi e che non lo sono più perché confiscati. Ora un master universitario, il primo in Italia, insegna come fare. Si chiama master in gestione e riutilizzo dei beni confiscati allemafie. A promuoverlo è l'ateneo di Bologna che oggi ha aperto il bando per le richieste. Le lezioni partiranno il 23 novembre, un fine settimana al mese, fino al 20 aprile 2014. E non mancheranno gli stage (in tutto 375 ore) all'interno di associazioni, cooperative, enti locali.

A disposizione al massimo 40 posti
per laureati, avvocati, commercialisti, soci di cooperative che vogliono ottenere l'assegnazione dei beni ma anche dipendenti di comuni, province e regioni che sempre più spesso strappano quei 'tesoretti' alla criminalità organizzata ma che poi restano al palo per colpa di burocrazia, problemi catastali o soldi che mancano per le ristrutturazioni. “L'idea del master è nata dalle richieste ricevute da molte procure - spiega Stefania Pellegrini, docente di sociologia del diritto a Bologna e direttrice del master - perché mancano professionisti capaci di custodire, amministrare e chiedere in assegnazione quei beni, che negli ultimi anni sono cresciuti notevolmente. In effetti l'unicità del corso sta in questo”.

Il master quindi entra nel dettaglio spiegando come funziona oggi la custodia e l'amministrazione giudiziaria di questi immobili, come si fa l'inventario, che regime fiscale hanno, come si apre una cooperativa che possa gestirli o come valorizzare un'azienda nata sulle ceneri della 'mala'. Il corso è intitolato a Pio La Torre, deputato siciliano e voce storica dell'antimafia ucciso 30 anni fa da due sicari a Palermo. Era la mattina del 30 aprile 1982 e cinque mesi dopo diventava legge una sua proposta, introducendo nel codice penale l'articolo 416bis sul reato di associazione mafiosa. Tra le persone coinvolte in prima fila nell'organizzazione del master, anche il procuratore capo di Bologna Roberto Alfonso.

“Si tratta di un'iniziativa nuova nel settore anche perché l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e destinazione di questi beni comincia a funzionare ora, nonostante sia nata due anni fa”. Alfonso conferma che entrare in possesso di un bene che era di un boss, può essere impresa titanica soprattutto quando ci si imbatte in questioni giuridiche, catastali, interpretazioni di leggi a cui non si è abituati. “Perciò credo che questo master serva soprattutto alla pubblica amministrazione - continua – perché nel momento in cui un bene viene confiscato, gli enti interessati devono avere persone competenti nel seguire l'iter necessario per entrarne in possesso”. E conclude: “In fondo se mancano gli strumenti operativi, la lotta alla mafia resta a metà. L'Università di Bologna ha colto questi segnali e ha risposto subito”. Una decisione, quella dell'ateneo, che non sorprende: “Noi siamo un ateneo pubblico a cui sta a cuore il bene della comunità”, evidenzia il rettore Ivano Dionigi. Oltre al fatto che purtroppo anche l'Emilia-Romagna è ormai terra di infiltrazioni mafiose a cui servono anticorpi freschi per difendersi. Al master si può accedere con una laurea triennale e dopo una selezione che si basa sui titoli di studio e un colloquio motivazionale. Costo, 3500 euro ma sono previste borse di studio. Per fare richiesta c'è tempo fino al 24 settembre.


Patrizia D'Alessandro

A cura di Alberto Picci
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