18/10/2011
Massimo Paolicelli
Massimo Paolicelli, classe 1965, una vita nel volontariato, è il presidente dell'Associazione Obiettori nonviolenti (Aon). Sul servizio civile ha le idee chiare: "«Nel 2010», dice, «lo Stato ha speso oltre 20 miliardi di euro per sostenere le spese militari. Si sprecano risorse immense nell'acquisto dei cacciabombardieri F-35, per non parlare della mini-naja, una vera presa in giro. Si promette ai ragazzi una carriera militare, ben sapendo che in realtà le Forze armate non sono in grado di assorbire nuove leve. A fronte di queste cifre vertiginose, gli investimenti destinati al servizio civile sono briciole».
Secondo Paolicelli il sistema andrebbe completamente rinnovato. «Non è possibile che il futuro del servizio civile, con tutto il suo potenziale di progetti e volontari, debba essere appeso al filo dei fondi governativi: ogni anno le risorse diventano più scarse e ocorre raschiare il fondo del barile per andare avanti. Invece sarebbe fondamentale ragionare con una logica opposta, esattamente come avviene per i programmi militari: prima verificare le emergenze del Paese, poi, in base a queste necessità, decidere quanti volontari impiegare e pianificare le risorse necessarie».
Un'immagine di giovani che prestano servizio civile (fonte: serviziocivile.gov.it).
Un segnale d'allarme viene anche da Francesco Spagnolo, responsabile di Esseci Blog,
sito internet del Tavolo ecclesiale sul servizio civile,
un'inesauribile miniera di dati e testimonianze: «E' spiacevole e
doloroso notare quanti passi indietro siano stati fatti negli ultimi
anni», afferma Spagnolo. «L'Italia ha in qualche modo "inventato" il
servizio civile volontario, tanto che altri Stati europei si sono
ispirati al nostro Paese per costruire progetti di crescita e di
sviluppo. Ma ora la situazione è rovesciata: o lo Stato mette mano a
nuove risorse, oppure, nel giro di qualche anno, rischiamo di dire
addio a un'istituzione di immenso valore».
Diego Cipriani
Le grandi associazioni attive nel sociale, realtà cattoliche in primis,
fanno da sempre molto affidamento sui servizio civile. La Caritas, ad
esempio, nel 2010 era al quarto posto nella "top ten" nazionale degli
enti per numero di volontari. Quest'anno, però, ha registrato una
flessione negativa che la ha fatta slittare di una posizione. «Per noi i
volontari sono una risorsa primaria», spiega Diego Cipriani, Caritas,
«anche se negli ultimi anni abbiamo dovuto ridimensionare il loro
ruolo, vista l'incertezza sui finanziamenti ai progetti».
Dal 2006 al
2008 Cipriani ha diretto l'Ufficio nazionale del servizio civile. Alla
luce di questa esperienza commenta: «Sicuramente la legge attuale va
rivista, non credo però che una riforma sia sufficiente. C'è un più
generale problema di disattenzione. In questo momento non posso che
unirmi alle parole dette lo sorso marzo da monsignor Mariano Crociata,
segretario generale della Conferenza episcopale italiana: se il numero
di giovani che possono partecipare al servizio civile continua a
diminuire, questa esperienza finirà per diventare insignificante. Altro
che giovani demotivati e disattenti alle necessità del sociale –
conclude Cipriani – ai ragazzi il servizio civile interessa. E allo
Stato interessa?».
Lorenzo Montanaro
A cura di Alberto Chiara