30/10/2011
May Eddib, rappresentante della Libia.
«Ho partecipato anche al Meeting del 2009, la seconda edizione. Ma questa volta è tutto completamente diverso». May Eddib è orgogliosa di poter rappresentare lo spirito della nuova Libia a Cosenza. Trentenne ingegnere informatico a Tripoli, May fa parte di due Ong impegnate l'una nel sostegno ai feriti durante la guerra, alle persone che hanno subito abusi, alle famiglie che hanno perso dei cari negli scontri, l'altra nella costruzione di un processo democratico nel Paese, «dal momento che per decenni il concetto di democrazia è rimasto estraneo ai libici».
May, come hai vissuto il lungo periodo del conflitto?
«Io e i miei familiari siamo rimasti a Tripoli, la nostra città. Ma negli otto mesi della guerra tutta la vita quotidiana si era fermata. Io non potevo andare al lavoro, ero barricata in casa. Non potevo neppure uscire. Ora, sento come se fossi nata di nuovo, come se la mia vita ricominciasse adesso».
Hai mai pensato di andartene dalla Libia?
«Avrei avuto la possibilità di farlo: i miei due fratelli, medici, lavorano all'estero, uno in Canada, l'altro in Gran Bretagna. Ma io non ho mai voluto scappare da qui. Se avessi lasciato il mio Paese in futuro non avrei mai smesso di pentirmene. E adesso sono molto fiera di essere qui, di prendere parte personalmente al processo di ricostruzione della Libia. Per tanti decenni siamo rimasti esclusi dalla partecipazione attiva e democratica; ora, finalmente, respiriamo la libertà».
Pensi che i giovani avranno un ruolo di protagonisti nella rinascita del Paese?
«I giovani si stanno già muovendo, hanno cominciato a lavorare e a darsi da fare per prendere parte alla ricostruzione. Sotto il vecchio regime, ad esempio, non ci era possibile fondare delle Ong o creare dei movimenti indipendenti. Ma fin dal giorno della liberazione abbiamo assistito a grandi cambiamenti: oggi, a Tripoli, sono già nate un centinaio di associazioni giovanili. I giovani si stanno attivando, sono coinvolti nella vita politica, le loro voci sono ascoltate. Io nutro grandi aspettative per il futuro».
Giulia Cerqueti