19/09/2012
L'occupazione femminile nel 2010 si è attestata al 50,6% per
le donne senza figli, quasi 12 punti percentuali in meno rispetto alla media
europea; per le mamme con un figlio under 15 la percentuale scende al 45,5%,
per poi crollare di altri 10 punti (35,9%) per chi ha due figli. Secondo i dati
raccolti, sarebbero circa 800mila le donne che, tra il 2008 e il 2009,
comunicata la propria gravidanza si sono ritrovate, direttamente o "su
invito", senza lavoro. Sono l'8,7% del totale le donne costrette a
interrompere il lavoro per la nascita di un figlia, quattro volte di più
rispetto a quello che succedeva nel 2003 con una percentuale ferma al 2%. E
ancora, si legge nel rapporto, "Dal punto di vista dell’orario di lavoro,
l’incremento fatto registrare negli ultimi anni dal lavoro part-time deve
essere letto attentamente, in tempo di crisi, soprattutto per le madri
lavoratrici, visto che è dovuto quasi esclusivamente all’aumento del part-time
involontario, non scelto cioè come opzione ma accettato per la mancanza di
occasioni di lavoro a tempo pieno, con una percentuale nel 2010 del 45,9% sul
totale dell’occupazione a tempo ridotto, quasi il doppio della media UE27
(23,8%)". In cima alla lista, la categoria più colpita in questo senso, è
quella delle mamme di origine straniera per le quali, già con la nascita del
primo figlio, sono vittime di un aumento significativo dell'indice di
deprivazione materiale dal 32,1% al 37% contro il 13,3% e il 14,9% delle mamme
italiane e delle mamme sole. Dei 3 milioni e 855mila donne tra i 18 e il 29
anni, il 71,4% vive con i genitori. E non sono certo tutte
"bamboccione": costruirsi un futuro, rendersi indipendenti, è per
molte un sogno che rimane tale a colpi di contratti a progetto, contratti
atipici, contratti a tempo determinato che impediscono di fare il benché minimo
progetto per il futuro... e nemmeno per il presente.
Alberto Picci