11/09/2012
«"Gran finale... Emilia": questa la prima frase che mi è venuta in mente quando ho dovuto
salutare il cartello di Finale Emilia.
Il terremoto c’è (e una scossa c’è stata pure durante il nostro
turno...ammetto, non l’ho sentita)!
Lo si capisce da alc une case (anche se da fuori non sembra,
molte altre sono inagibili), lo si capisce dalle tende e dai campi che, sì
stanno diminuendo e stanno per essere accorpati ma ci sono ancora, e
soprattutto, lo si capisce dagli occhi delle persone che ti raccontano quello
che hanno vissuto. Sono occhi lucidi, che evitano certe volte gli sguardi ma
sono anche occhi che rivelano una determinazione nel profondo: si vuole voltare
pagina e ricominciare.
Non si capisce perché delle persone, come noi, ad agosto
decidano di impiegare il tempo per raccogliere delle pere....quando ci fanno
questa domanda, sorridiamo anche noi all’idea di poter stare al mare, in
montagna o da qualche altra parte del mondo purché non sia l’afosa pianura
emiliana. Il telegiornale aveva preannunciato per il nostro turno di lavoro afa
e caldo ai limiti della sopportazione: il caldo c’è stato ma ci sono stati anche il
sorriso e le battute di chi lavorava insieme a noi e ci dirigeva nel lavoro
così come la frescura minima dei ghiaccioli portati durante il pomeriggio da
Gianluca o Simone che spuntavano in bicicletta dal fondo dei filari al ritmo di
“Ma dove vai bellezza in bicicletta?”. Il gruppo è eterogeneo: le storie di
vita che lo compongono sono varie e provengono da diverse regioni di Italia.
Si
respira però aria di condivisione e voglia di entrare, anche solo per una
settimana, nel tessuto di Finale Emilia. Passeggiando per il centro colpisce il
silenzio e i cartelli “Vai adagio, la terra trema” ma si va al di là del
disastro e delle impalcature quando si intravedono anche i tanti cartelli di
attività commerciali che affermano un semplice ed efficace “siamo aperti”. Si
guarda avanti a Finale Emilia, con qualche preoccupazione riguardante il
riuscire a tornare in casa o il semplice “quando comincerà la scuola da queste
parti?” ma, allo stesso tempo, viene fuori quel semplice spirito emiliano a cui
magari alcuni di noi sono abituati ma che rivela un’incredibile messaggio di
rinascita: “Emilia tin bota!”.
Grazie a Ermilio, Eric, Ilaria, Andrea, Marco, Elisa, Giovanni, Chiara,
Federico ma soprattutto grazie a Sonia, Loris, Leo, Gianluca, Simone, prof.
Vancini, Alessandro e un caro saluto a tutto il personale dell’Istituto “I.
Calvi” (specialmente le tre “donzelle” del personale ATA operative durante il
nostro turno). Un grazie anche a Piero e all’associazione PaceAdesso - PeaceNow
che ha sostenuto la partecipazione a questo campo come parte integrante del
servizio civile quale servizio per gli altri e come crescita personale e
professionale.
Grazie a Cefa Onlus!»
«Pensavo di condividere esclusivamente una tenda, dei pasti
veloci, bagni e doccia con ragazzi e ragazze di cui ricordarsi a fatica il nome
... Invece abbiamo vissuto dei giorni indimenticabili, semplici e veri come la
terra che ci accolti. Abbiamo sudato sotto un sole
senza pietà, zappato e respirato polvere perchè il seme della solidarietà porti
i suoi frutti ... la terra si attaccava alla nostra pelle come giorno dopo
giorno noi sentivamo di attaccarci alla sorte degli uomini e delle donne che
abbiamo conosciuto.
Tra i filari abbiamo scoperto la meraviglia della natura e
dei cicli naturali (anche se un dubbio ancora rimane... le zanzare a
cosa servono). Pera dopo pera abbiamo imparato ad ammirare una comunità che
si rimbocca le maniche per rialzarsi, con un gran sorriso sulle labbra e una
gran generosità nel cuore. Rimarrete per sempre nel mio cuore come esempio di
tenacia, giovialità e bontà abitanti di Finale Emilia, penserò spessissimo alla
forza d'animo e solarità di tutto il personale dell'Istituto Calvi e non
dimenticherò mai gli Amici incontrati che con me hanno condiviso questa
avventura e le risate, le confessioni, le riflessioni dei giorni che rimarranno
il segno indelebile di questa estate 2012...
»
Elisa
Alberto Picci