02/05/2012
In questo contesto, guardiamo anche agli stanziamenti: la
spesa media per bando, delle 96 procedure di gara testate, complessivamente di
5 milioni e 676 mila euro, è pari a 59.125 euro. Ma la collocazione geografica
del servizio prestato incide in maniera notevole sull'ammontare. Consistente il
numero dei cosiddetti affidamenti diretti: sono stati 98, di cui 53 alle
associazioni di volontariato per la gestione dei servizi sociali integrativi. È
dunque facile intuire come la scelta dei Comuni stia ricadendo sempre più
spesso su questi interlocutori che garantiscono qualità e affidabilità
nell'assoluzione del servizio che sono chiamati a gestire: a fronte della
contrazione delle risorse pubbliche e vista la necessità di contenere la spesa
pubblica si è puntato sulle associazioni di volontariato che per definizione e
mission si basano prevalentemente di prestazioni volontarie e gratuite dei
soci, a differenza di cooperative sociali e imprese no profit che comunque
impiegano personale regolarmente retribuito. L'affidamento diretto è per ora
fenomeno prevalente al Sud (28%) e nelle Isole (24%).
Uno dei malesseri più fastidiosi di questo sistema è anche
la scarsa capacità organizzativa sul medio-lungo periodo e l'altrettanto
inopportuna mancanza di coinvolgimento dei soggetti territoriali del Terzo
settore nella fase programmatica. Questo atteggiamento ha, come fonte e, in
parte, come conseguenza, la breve durata degli incarichi: le convenzioni inferiori
a un anno sono il 31,6% del campione esaminato. E l'incertezza è un nemico
silenzioso contro il quale è molto difficile lottare, non solo per chi riceve
il servizio, ma anche per chi lo fornisce, seppur gratuitamente.
Curioso un dato: nel 9% dei casi le gare sono state vinte
dai soggetti che avevano offerto il prezzo più basso, senza alcuna attenzione alla
qualità del servizio offerto. Una corsa al ribasso che rischia di strozzare
anche le imprese sociali, motore importante del Terzo settore. In compenso, le
organizzazioni di volontariato non operano più soltanto per conto degli enti
locali ma sono loro stesse promotrici di occasioni e spazi di
auto-organizzazione sul territorio facendo leva sulla conoscenza approfondita
delle esigenze individuali e collettive di una determinata fetta di
popolazione.
Alberto Picci