21/10/2010
Sergio Marelli, segretario generale della Focsiv (la federazione delle Ong di matrice cristiana).
È una sollevazione generale. Il mondo della cooperazione allo sviluppo non ci sta al nuovo pesantissimo taglio annunciato ieri con la Finanziaria per il 2011. L’Italia già dall’anno scorso era fanalino di coda tra i Paesi donatori. Ora, se dovesse essere confermato lo stanziamento annunciato, toccheremmo un nuovo minimo storico: rispetto all’anno in corso, il taglio sarà del 45%, riducendo il totale delle risorse – in cifre assolute – a 179 milioni di euro.
«Considerando gli impegni pregressi e i costi di gestione del Ministero degli Esteri, significa finanziamenti reali per meno di 100 milioni d euro», commenta Sergio Marelli, segretario generale della Focsiv (la federazione delle Ong di matrice cristiana). «Per le spese militari, invece, ci sono tre miliardi di euro l’anno».
Sempre secondo Marelli, è falso che sia un problema di ristrettezze di bilancio o di crisi economica: «Si tratta di una precisa scelta politica», sottolinea. «La riprova? La crisi ha colpito tutti, eppure anche Paesi in difficoltà come Francia o Spagna hanno aumentato i finanziamenti».
Si moltiplicano le reazioni durissime, a questo taglio senza precedenti. Link 2007, una rete che raggruppa 10 fra le principali Ong italiane, oltre a dirsi scandalizzata per questo nuovo record negativo, aggiunge ulteriori dati, quanto mai significativi: «Questa decisione del Governo», dice Arturo Alberti, presidente di Link 2007, «aggrava e amplia un buco di fondi non erogati che ha già inghiottito 20 miliardi di euro di promesse non mantenute». «Va notato», aggiunge Alberti, «che la contrazione complessiva di bilancio del Ministero degli Esteri è di 185 milioni di euro. Ebbene, i tre quarti di questi fondi vengono sottratti alla Cooperazione allo sviluppo».
Stesso tenore anche dal Cipsi (organismo di coordinamento di 48 Ong e associazioni di volontariato internazionale): «Finalmente conosciamo la verità», dichiara Guido Barbera, presidente del coordinamento. «Dopo le tante promesse di Pinocchio oggi è chiaro che l’Italia non farà più cooperazione internazionale, se non quella delle amicizie e degli accordi commerciali. Tutti gli impegni assunti in sede internazionale e nei G8 – in particolare quello dell’Aquila – erano semplicemente barzellette».
«Alle popolazioni che vivono nella miseria o in aree di conflitto, non servono bombe», continua Barbera, «ma giustizia, rispetto della dignità umana e dei diritti. Questi sono gli strumenti per costruire civiltà e sicurezza. Questi devono essere gli strumenti della politica».
Il Presidente del Cipsi conclude ironicamente: «A che servirà avere ancora una Direzione Generale per la Cooperazione agli Affari Esteri? Sicuramente il nostro governo avrà già programmato anche questo risparmio. La cancellazione della cooperazione è, infatti, la continuazione di una politica che taglia la sanità, la scuola, le attività sociali».
Luciano Scalettari