01/06/2013
Un cacciabombardiere F-35.
Non è solo una questione di soldi. La Festa della Repubblica è troppo bella e importante per essere trascinata nel tritacarne della spending review. E’ vero che in tempo di crisi mal si sopportano gli sprechi. Ma questa Festa non può essere trattata come altre feste della Casta. La Festa della Repubblica è la festa di un popolo e di un Paese che, dopo il fascismo, hanno scelto la democrazia e i valori che la sostengono.
Ricordare ogni anno quel giorno (2 giugno 1946) e quella scelta non è solo un esercizio di memoria storica (Dio solo sa quanto ne abbiamo bisogno) ma un modo concreto per riscoprirne il valore e rinnovarne lo spirito. Se oggi guardiamo a questa Festa con grande distacco e scetticismo è perché parole come "Repubblica" e “democrazia” non suscitano più in noi alcuna emozione. E sembrano aver perso ogni significato concreto. Anche per questo abbiamo bisogno di ripensare questa Festa.
Per molti anni il 2 giugno è stato celebrato con una parata militare. E da qualche tempo a questa parte, vista la crisi che tira, si preferisce una “parata low cost”. Ma la Festa della Repubblica non è la festa delle Forze Armate. Al nostro strumento militare, all’Esercito, alla Marina, all’Aeronautica e ai Carabinieri è dedicato il 4 novembre. Qual è, dunque, oggi il modo più giusto per celebrare la Festa della Repubblica? Provo ad avanzare tre proposte.
Prima proposta. La Festa della Repubblica è e deve essere la festa di tutti gli italiani. Va celebrata insieme, senza deleghe e primi della classe. Anzi, deve essere un’occasione per fare spazio anche agli ultimi, quelli che continuano a essere tenuti ai margini della vita delle nostre comunità. Penso anche a tutti quelli che oggi ancor più di ieri sono travolti dalla crisi, dalla perdita del lavoro e della dignità. Una Repubblica che si concentra su di loro e che s’impegna a valorizzare anche l’ultimo dei suoi cittadini è una Repubblica sana, viva, coesa.
Flavio Lotti.
Seconda proposta. Il 2 giugno deve essere celebrato all’insegna della
Costituzione che ha generato e della riscoperta del significato
autentico dei valori che vi sono iscritti. Quel giorno, i sindaci di
tutti i Comuni d’Italia, cuore pulsante e bistrattato del paese reale,
dovrebbero consegnare personalmente la Costituzione a tutti i giovani
diciottenni e a tutti i nuovi italiani a cui riconosciamo finalmente i
diritti di cittadinanza. La consegnano e la discutono, per fare in modo
che i valori non siamo solo belle parole ma diventino obiettivi concreti
della politica e della comunità. Insomma, il 2 giugno deve essere la
Festa dei diritti e delle responsabilità di tutti gli italiani.
Terza proposta. La Festa della Repubblica deve essere aperta all’Europa e
al mondo. Cominciamo con i nostri vicini, quelli con cui condividiamo
la nuova cittadinanza europea e quelli con cui condividiamo il futuro
nel Mediterraneo. Chiamiamoli a festeggiare con noi la bellezza del
nostro Paese e della nostra Costituzione ma anche la nostra volontà di
fronteggiare insieme le grandi sfide del nostro tempo. Senza bisogno di
parate militari e di esibizioni muscolari. Con l’umiltà, la dignità e il
coraggio di chi sa affrontare anche le sfide più grandi.
PS. Lascio
agli amanti delle parate militari e al Fan club degli F-35 il compito
di spiegare agli italiani che devono continuare a fare sacrifici mentre
loro continueranno a spendere decine di milioni di euro per comprare,
mantenere e sbandierare i gioielli delle nostre armate. La Repubblica
merita un’altra Festa.
Flavio Lotti,
coordinatore nazionale
della Tavola della Pace
Dossier a cura di Alberto Chiara e Luciano Scalettari