Ambiente, siamo pesci fuor d'acqua

Solo un modello di sviluppo fondato sui diritti fondamentali della persona, delle comunità e della natura potrà garantire una vita dignitosa, grazie alle residue risorse della Terra.

"Un fallimento": le Ong bocciano il Vertice

23/06/2012
Manifestazione a Rio de Janeiro contro la mercificazione dell'ambiente e delle risorse naturali. Foto Ansa.
Manifestazione a Rio de Janeiro contro la mercificazione dell'ambiente e delle risorse naturali. Foto Ansa.

Rio più 20?  «Beh Rio, viene dal verbo “ridere”», ironizza su Twitter Hugo Castro, un geografo brasiliano. C’è più da ridere o più da piangere nello stilare un bilancio della Conferenza sull’ambiente dell’Onu che si è appena chiusa senza alcun impegno concreto? Dal taglio dei combustibili fossili alla difesa degli Oceani, sono emersi solo principi generali e vaghe promesse. «Rio passerà alla storia come il vertice della beffa. Sono venuti, hanno parlato, ma non hanno agito», ha tagliato corto l'Organizzazione non governativa (Ong) Oxfam.


Di fallimento di proporzioni epiche e di tre giorni di vuota retorica ha parlato invece il direttore generale di Greenpeace International, il sudafricano Kumi Naidoo. La direttrice internazionale del Wwf, Yolanda Kakabadse, ha detto che i 150 milioni di dollari spesi negli ultimi due anni per questo vertice sono stati uno “spreco di soldi che potevano essere usati meglio per azioni di sviluppo sostenibile concrete”. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha parlato di un testo “non abbastanza ambizioso” precisando però che si tratta comunque di “un significativo progresso e un grande successo per la comunità internazionale”.

Una manifestazione a Rio de Janeiro a favore dei diritti umani spesso calpestati in nome del saccheggio selvaggio dei beni naturali. Foto Ansa.
Una manifestazione a Rio de Janeiro a favore dei diritti umani spesso calpestati in nome del saccheggio selvaggio dei beni naturali. Foto Ansa.


Per la prima volta nella storia, in un documento dell’Onu compare un riferimento chiaro alla “green economy” e questo almeno indica una direzione, uno stimolo alle imprese perché facciano la loro parte e trasformino la crisi in opportunità. 
Andando a leggere, però, il testo di 53 pagine e 283 paragrafi dal titolo “Il futuro che vogliamo”, con cui si chiude la Conferenza, scopriamo che il riferimento alla “green economy” serve più che altro ad aprire agli accordi volontari e ad evitare impegni rigidi vincolanti, così temuti da governi e imprese. “Il carattere bilaterale e volontario delle risposte giunte sul fronte degli aiuti finanziari ai paesi in via di sviluppo per supportarli nella transizione verso una green economy equa e solidale rischia di compromettere l’approccio multilaterale e di penalizzare ulteriormente quelli più poveri” commenta il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza. 

Il ministro italiano dell’Ambiente, Corrado Clini, crede molto negli accordi volontari e nelle partnership bilaterali, tanto che a Rio ne ha presentato uno con Illycaffè per studiare come migliorare la sostenibilità dell’industria del caffè e con il governo brasiliano ha stretto diversi accordi sulla sostenibilità.Forse per questo Clini è uno dei pochi ottimisti, rivendica la mediazione italiana tra Brasile e Ue che ha portato all’accordo finale e commenta così: “in un momento di crisi economica così profonda, che la comunità internazionale si ritrovi su un unico documento è davvero un fatto storico. Non c’era un accordo migliore di questo”. La delusione, in realtà, è tanta tra chi si aspettava che a Rio nascesse un’Agenzia dell’Onu per l’ambiente, trasformando in questo senso il Programma ambientale dell'Onu, l’Unep. L’ipotesi è stata bocciata da Stati Uniti e Brasile e alla fine l’Unep porta a casa se non altro risorse sicure, contro gli attuali versamenti volontari, e una rappresentanza di tutti i membri delle Nazioni Unite. 

Una nota positiva è stato il Vertice dei Popoli, promosso dalle Ong a Rio, in cui è stato redatto un documento congiunto, si è parlato molto di beni comuni, ed è stata avanzata la proposta del Patto pubblico dell'acqua, come ha sottolineato Padre Alex Zanotelli, che ha seguito i lavori. «E’ stato un parto difficile ma la visione di una serie di obiettivi ambiziosi in tema di ambiente e sviluppo, applicabile a tutti i paesi, è una luce solitaria nella nebbia di Rio. Abbiamo però bisogno di un’unica serie di obiettivi per le persone e per il pianeta: porre fine alla povertà e proteggere l’ambiente sono infatti due obiettivi inestricabilmente legati e non possono essere affrontati in modo separato», conclude Elisa Bacciotti, direttore campagne di Oxfam Italia.

Gabriele Salari

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