03/04/2013
Lo storico voto dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Foto Reuters.
Si tratta di atto storico: regola l'import-export di tutto ciò che serve a combattere una guerra. Con una maggioranza schiacciante di 154 Paesi a favore, 3 contrari e 23 astenuti, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato
il primo Trattato internazionale sul commercio delle
armi convenzionali, un settore economico che ha un giro d'affari valutato in almeno 60 miliardi di dollari l’anno.
Il
documento - la cui adozione è stata salutata dall'Assemblea
Generale con un lungo applauso -
definisce per la prima
volta gli standard internazionali per la compravendita delle
armi, legandoli al rispetto dei diritti umani. Non controlla
l'uso domestico, ma
richiede che gli Stati membri si dotino
di normative nazionali sul trasferimento delle armi
convenzionali, tra cui carri armati, aerei e navi da guerra,
veicoli da combattimento, artiglieria, elicotteri, missili,
razzi a lunga gittata, ma anche fucili, pistole e munizioni.
È previsto inoltre il divieto, per gli Stati che ratificano
il trattato, di trasferire armi in caso di violazione di un
embargo, atti di genocidio, crimini contro l'umanità e
crimini di guerra. Per autorizzare o meno l'esportazione, il
testo stabilisce che ogni Paese dovrà valutare se le armi
potrebbero essere usate per violare i diritti umani o
utilizzate da terroristi o membri della criminalità
organizzata.
Foto Reuters.
Gli Stati ratificheranno il trattato a partire
dal mese di giugno, e il documento entrerà in vigore con la
firma di almeno cinquanta Paesi. Un atto storico, insomma. Come storico è il sostegno fornito
dagli Usa - tra i promotori del documento con altri membri
permanenti del Consiglio di Sicurezza come Francia e Gran
Bretagna - il cui via libera è arrivato soprattutto grazie
alla svolta impressa dal presidente Barack Obama. Lo sforzo globale per regolamentare il
multimiliardario commercio delle armi aveva subito una
battuta d'arresto la Settimana Santa, quando Iran, Corea del
Nord e Siria hanno impedito il raggiungimento di un accordo
unanime. Questi tre Paesi hanno, alla fine, votato no,
dicendo che il trattato sarebbe
discriminatorio nei loro confronti. Tra gli astenuti invece
ci sono Russia, Cina, Cuba, Venezuela e Bolivia.
Dossier a cura di Alberto Chiara