12/07/2012
Giulio Marcon (Sbilanciamoci),
«La nostra presa di posizione per “tagliare le ali alle armi” non è ideologica,
ma si basa su analisi concrete e sui numeri». Francesco Vignarca, della Rete
italiana per il disarmo, snocciola le cifre presentando, insieme con Giulio
Marcon, campagna Sbilanciamoci! e Flavio Lotti, Tavola della pace, la «finta
riforma e i finti risparmi della Difesa e per dire no all’acquisto degli F35».
Nella sala Nassyria del Senato, all’ombra della targa che ricorda i caduti
italiani nell’operazione “Antica Babilonia” in Irakq, i tre coordinatori della
campagna contro i cacciabombardieri parlano delle 75mila firme di cittadini, 660
associazioni, 85 enti locali che sostengono i tagli alle spese militari. «Le
adesioni aumentano di ora in ora», spiega Vignarca. Aggiungendo che «il nostro è
un cammino portato avanti dal 2009, con la campagna “Caccia al caccia”. Oggi
consegnamo virtualmente le firme a Montecitorio e diciamo ancora una volta ai
cittadini come stanno le cose. Nessun contratto per l’acquisto dei
cacciabombardieri è ancora stato controfirmato. Intanto però sono lievitati del
42 per cento i loro costi. Con questi acquisti, compreso l’indotto, si potranno
creare 2.500 posti di lavoro, ma con i 129 milioni di euro (il costo di un solo
F35) si potrebbero aprire 387 asili nido con 3.500 posti di lavoro».
Francesco Vignarca (Rete italiana per il disarmo).
Le
migliaia di firme giunte con ogni mezzo «hanno infastidito più di un
parlamentare», ha aggiunto Flavio Lotti. «I cittadini che dicono la loro sul
fatto che, per esempio, il ministero della Difesa vorrebbe una maggiore
autonomia di spesa avendo già la possibilità di gestire in proprio il 30 per
cento del bilancio, a fronte del 3 per cento degli altri ministeri, non è andato
giù anche ad alcuni senatori che hanno persino obiettato alla legittimità che le
proteste arrivassero via mail nelle loro caselle».
Il punto, ha aggiunto
Giulio Marcon, «è che si è coraggiosi con i tagli ai pensionati e pusillanimi
con i generali. Abbiamo un servizio civile massacrato dai tagli e un welfare che
sta scomparendo. Con una minima parte dei soldi risparmiati con le spese
militari si potrebbero salvare posti letto negli ospedali, risolvere la
questione degli esodati, mettere in sicurezza oltre diecimila scuole che non
rispondono ai criteri della 626, creare più posti di lavoro». I Comuni e gli
enti locali sono i primi «a subire la pressione di questo momento di crisi e a
fare i salti mortali per mantenere i servizi. È anche per questo che abbiamo
firmato così in tanti», ha aggiunto a nome di Comuni e Province, Federico
Montanari, consigliere comunale di Reggio Emilia. «Richiamare alla nonviolenza è
strategico per il futuro delle nostre città e del nostro Paese. Chi dice che
questa è un’utopia o non ha capito nulla o è in malafede».
Annachiara Valle