08/11/2012
"Nessuno può crescere solo" eppure il destino di centinaia di migliaia di bambini in Romania è
proprio questo: a oltre cinque anni dal faticoso ingresso nell'UE la questione
degli orfani è una ferita quanto mai aperta nel cuore dell'Europa, un allarme
non sempre ascoltato a livello istituzionale, il cui tamponamento è affidato
all'intervento di onlus e ong che, a diverso titolo e su piani differenti,
fanno del loro meglio. Tra queste, spicca l'impegno quotidiano e incessante dei
volontari dell'associazione "Bambini in Romania onlus", nata su
iniziativa di don Gino Rigoldi nel 1999, e oggi interlocutore quanto mai
credibile per tutti gli attori impegnati nell'area legata al diritto di bambini
e adolescenti a crescere all'interno delle proprie famiglie e a essere
pienamente integrati nelle rispettive comunità locali. In aggiunta all'elevato
numero di abbandoni dovuti all'impossibilità dei genitori di "permettersi
il lusso" di un figlio all'interno di contesti familiari spesso e
volentieri monoparentali, negli ultimi anni è cresciuta esponenzialmente la
massa di bambini e adolescenti abbandonati in seguito alla decisione dei genitori di espatriare in cerca di fortuna. Affidati non tanto a istituti statali e orfanotrofi, sulla cui affidabilità ci sarebbe comunque parecchio da indagare, ma anche e soprattutto a parenti, amici e vicini di casa, i minori devono affrontare situazioni di profondo disagio: finché dall'Italia vengono inviate somme di denaro accettabili, i bambini rappresentano un "valore" economico per chi se ne dovrebbe occupare, ma quando le rimesse non sono più sufficienti, ecco che diventano un peso di cui è meglio disfarsi.
Tra le "mete"
predilette per chi è a caccia di un futuro migliore c'è proprio l'Italia, dove
un quarto dell'intera popolazione di migranti è costituito proprio dalla
comunità rumena: la conseguenza più tangibile è che oggi in Romania le stime
parlano di almeno 350mila orfani bianchi, in attesa di ricongiungimenti
familiari che, nonostante non sia necessario alcun visto, risultano complicati
sotto molteplici punti di vista anche quando un lavoro stabile c'è ma spesso,
come nel caso delle badanti, occupa 24 ore su 24 la vita dei migranti.
È in questo complesso contesto di
povertà e sensi di colpa, pericolo di trascuratezza e rischio di abbandono,
inadeguatezza e paura, che si inserisce con azioni mirate l'opera
dell'associazione "Bambini in Romania onlus". In particolare, il
progetto "Nessuno può crescere solo", per il quale sono state
individuate come aree di intervento le città di Milano, Roma, Brasov e Ramnicu
Valcea, mette al centro i bambini e gli adolescenti rumeni, rom e non,
abbandonati in Romania o a rischio di abbandono tanto in Romania quanto in
Italia. In due anni, a partire dal 10 gennaio 2011, i risultati ottenuti sono
andati anche oltre le più rosee aspettative, superando abbondantemente la
soglia degli 8mila soggetti che inizialmente si sarebbe voluto sensibilizzare.
Segno inequivocabile che il progetto ha funzionato, a partire dalla crescita e
dal consolidamento di una maggiore consapevolezza sui diritti e sui bisogni
specifici dei minori che affrontano situazioni di abbandono anche grazie a un
approccio che ha avuto la forza di coinvolgere contemporaneamente diverse realtà che ruotano intorno ai bambini: dalla scuola alla famiglia, dalle
istituzioni agli istituti affidatari.
Alberto Picci