Diritto alla propria famiglia, ovunque sia

In Romania ci sono migliaia di orfani, abbandonati o trascurati: l'associazione "Bambini in Romania" se ne prende cura nell'ambito del progetto "Nessuno può crescere solo"

Formare è meglio che tamponare

08/11/2012

Per sostenere e promuovere il diritto di bambini e adolescenti a crescere all'interno delle proprie famiglie, l'associazione ha puntato anche forte sulla formazione: il risultato è la discesa in campo di una squadra di decine di mediatori di comunità nelle diverse città di intervento in possesso di regolare "diploma" che conoscono da vicino problematiche e percorsi di orientamento "alternativi". Tra il 2011 e il 2012 sono stati 220 i ragazzi italiani che, tramite l'associazione, sono stati formati e si sono recati in Romania durante le loro vacanze estive per lavorare a favore di minori in difficoltà: ad altri 44 giovani, italiani e rumeni, sono stati forniti tutti gli strumenti necessari per diventare a loro volta "conduttori" di importanti momenti di confronto e sensibilizzazione tra i loro coetanei, in scuole e centri di aggregazione giovanile. I 264 workshop realizzati tra Roma e Brasov ha consentito di avvicinare oltre 5.500 cittadini rumeni, aprendo con loro un dialogo sulle responsabilità genitoriali: anche grazie al contributo di uno staff di psicologi e assistenti sociali è stato fatto un passo ulteriore, supportando direttamente 172 famiglie rumene in difficoltà che si sono aggiunte alle 134 già accompagnate dai mediatori sociali di comunità. 

Insomma, un progetto davvero articolato questo dell'associazione Bambini in Romania che, uscendo dalla logica dei numeri e dei risultati, ha avuto il merito di scatenare la scintilla. Una scintilla che ha aperto nuovi orizzonti ad alcuni giovani rumeni che da questa esperienza sono usciti rafforzati al punto da diventare oggi, loro in prima persona, attori del cambiamento nelle vesti di volontari. Volontari rumeni in Romania. D'altronde, come ha sottolineato don Gino Rigoldi: «Più dei giudizi morali, serve un richiamo alla responsabilità, alla ragione. Per questo dividere il mondo in buoni e cattivi non mi appartiene, come categoria di pensiero. Non faccio mai sconti, ma non dimentico che non c’è nessun disagio che non abbia dietro una storia, legata alle condizioni familiari e sociali. Non ho mai negato a nessuno una seconda chance: aiuto ragazzi alle prese con problemi di ogni tipo, anche quelli che più di una volta nel loro cammino hanno inciampato e sono caduti a terra. E lo faccio anche poggiandomi sulle spalle solide ed entusiaste di altri ragazzi, quelli che si sperimentano nel volontariato, nella solidarietà, nella condivisione. Difficile dire chi ne ricava di più, perché è certo che aiutando ci si aiuta».

Alberto Picci
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