08/11/2012
Di seguito le testimonianze spontanee di quattro ragazzi, due italiani e due rumeni, che hanno partecipati ai progetti dell'associazione "Bambini in Romania".
«Erano almeno due ore che stavo in piedi, la scuola aveva
invitato in sede varie associazioni di volontariato.
"Che noia", pensai. Dopo che delle aitanti settantenni ci parlarono
di arte e libri e di come salvare la cultura italiana, mi infilai in un'aula
più defilata con altri miei compagni di classe.
Sulla lavagna c'era scritto a lettere cubitali BiR. Forse
incuriosito, forse nella speranza di trovare qualcosa di più interessante,
rimasi. Un ragazzo iniziò a parlare. Il modo e l'energia con cui comunicava
attirarono subito l'attenzione mia e di tutte le persone presenti.
Poi raccontò un episodio di quando
aveva fatto disegnare un
bimbo con problemi alle mani e della felicità che quel bambino aveva in seguito
provato. Dovevo saperne di più.
Ne parlai in classe, erano interessati in 12. Passarono
circa un paio di settimane ed eravamo rimasti in due. Iniziammo il percorso
senza quasi accorgerci di quello che stavamo facendo. Ogni incontro e weekend
che passava, la Romania si faceva sempre più viva, vera, possibile.
L'arrivo fu strano: c'erano bambini e ragazzi entusiasti e
altri che ci guardavano dalle finestre.
Dovevo avere un'espressione piena di
panico perché una piccola mi prese per mano e mi portò nel suo posto preferito.
Ci furono troppi episodi belli bellissimi, importanti,
indimenticabili per poterli scrivere, ma furono così Intensi e Fondamentali che
non posso che scriverli con la maiuscola. Mi sembrava di essere appena arrivato
che davvero dovevo già partire. Addio Romania, addio ragazzi.
Tornato mi sentivo pieno di energia ed adrenalina.
La notte non dormii. Tutta l'energia che usavo con i ragazzi la gettai nella
corsa. Correvo da loro? Correvo per loro? Non lo so, non l'ho mai capito, ma so
che tornerò, perché mi hanno dato tanto, troppo. E perché una volta che lo fai
non puoi smettere di farlo». (Riccardo)
«La prima volta che ho sentito parlare di BiR è stato 3 anni
fa grazie alla ragazza che, in questo momento, è sopra ad un tavolo nella mia
stessa posizione, dalla parte opposta della stanza.
Per due anni la scuola (e mia madre, cose che sono
strettamente collegate) non mi ha permesso di partire, il latino e la
matematica mi erano contro.
Arrivata in 5^ superiore mi sono detta: "Basta scuse,
la scuola quest'anno finisce e io voglio partire". E così mi sono
iscritta.
Credo che all'inizio presi questa decisione per mettermi
alla prova, per vedere se sarei riuscita a reggere, soprattutto emotivamente.
Poi ci sono stati i weekend di formazione: avere delle
regole mi ha dato una certa sicurezza e ancora di più la consapevolezza di
avere un gruppo fantastico intorno a me.
Per quanto riguarda le mie emozioni, come avrei reagito
emotivamente una volta arrivata a destinazione, ho preferito non pensarci
all'inizio, forse per paura. Ed infatti a Sibiu sono stata travolta da
un'ondata di emozioni che mi hanno presa alla sprovvista. Meglio che non entri
nel dettaglio… Meno male che c'erano i miei compagni.
Il ritorno è stato tremendo, non volevo tornare a Milano.
A Sibiu era tutto più vero e allontanarmi dai bambini e
ragazzi faceva troppo male. Ma del resto non si poteva fare altrimenti. Sono
sicuramente tornata cambiata, vedo le cose in modo diverso. All'inizio ero
molto arrabbiata, ancora adesso, ma ho ancora più voglia di partire.
E adesso sono qui, felice e grata di aver iniziato questo
nuovo percorso… Di strada da fare ne ho tanta, ma non vedo l'ora». (Silvia)
«
Arriva un momento in cui, come risvegliati alla vita con
occhi nuovi, guardiamo ciò che ci circonda e ci lasciamo assalire da domande le
cui risposte potrebbero avere un notevole effetto su di noi.
E’ triste il momento in cui ti rendi conto che in questo
mondo non hai fatto altro se non ciò che è a tuo favore, che forse avresti
avuto l'opportunità unica in cui il tuo contributo poteva essere il compito
della tua vita, occasione che si è ignorata a causa dell’indifferenza che ci
domina. Il dolore di questa verità, che ti ha colpito come se avessi sbattuto
contro un muro invisibile, è degno di pietà. Il desiderio di riportare indietro
il tempo e di provare ad essere più buoni è al di sopra delle tue forze.
Ma non è mai troppo tardi, e nessun piacere, pace o
appagamento può essere confrontato con quello che provi quando hai donato il
tuo tempo per ottenere un sorriso, che ti viene da un'anima fino allora colpita
dal lato oscuro della vita.
Ci lamentiamo sempre della società in cui viviamo, di tutto
ciò che ci circonda, pretendiamo dagli altri e dimentichiamo che, di fatto,
tutto dovrebbe partire da noi, senza pensare di ricevere qualcosa in cambio, e
accogliamo con modestia anche le lodi. In verità, questo vedo attraverso il
volontariato.
C’è chi si è offerto di andare in luoghi dimenticati,
volendo credere che la propria presenza e le proprie conoscenze avrebbero
portato miglioramenti, e anche se ha pagato con la vita, il sacrificio è stato
meritorio perché ha lasciato dietro di sé molte vite salvate. Queste sono le
persone che riescono a scoprire la loro anima e controllare la loro mente e il
loro pensiero. Questi sono gli eroi.
La maggior parte di noi preferisce non vedere nulla, come
quando si passa vicino a un albero, passeggiando senza nemmeno vederlo, anche
se non sei distratto, solo perché nemmeno immagini che cosa potresti vedere in
un albero. E neppure ti poni il problema. Ma se chi è vicino a te si è fermato
a guardare, e tu pure ti fermi, scopri innumerevoli forme e realtà. La scorza
del tronco è incrinata in un certo modo, che può spaventarti nella sua
diversità, alle radici ci sono dei fiori, di varietà molto diverse, e anche un
formicaio, e se lo guardi attentamente scopri altri piccoli eventi, ma nessuno
uguale all’altro. Ti sei fermato e da allora hai iniziato a vedere un mucchio
di cose.
In chiusura, lascio una esortazione di Constantin Noica: "Amico, non sei mediocre. Oppure, se lo sei, non importa. Non
pensare a quello che altri hanno fatto. Pensa solo che la tua vita sia, a suo
modo, un'occasione unica. Se ti ho chiesto all’inizio che cosa pensavi di te
stesso, non era per sentir dire: penso bene o penso male; ma per ricordarti
che, per quanto mi sia permesso di dirtelo, devi combattere un po’ di più con
te stesso; che in te c’è qualcosa assopito: una persona più interessante di
quanto tu possa pensare, o un cristiano migliore di quanto dimostri, o forse un
eroe; in ogni caso è assopito un uomo vero. Vedi, non lasciarlo dormire troppo"». (Bianca Florentina Cîrțală)
«Volontariato... Un nome così breve rispetto a un valore
tanto grande. Fino a qualche tempo fa non mi ero interessata a qualcosa di
simile, ebbene da un po’ tutto è cambiato.
Fin da piccola, sono stata sempre molto egoista e mai
disposta a offrire aiuto, ma un po’ di tempo fa ho dovuto dare aiuto a delle
persone bisognose. L'idea di alzarmi presto non mi sorrideva affatto. Dovevo
aiutare una famiglia vittima delle inondazioni a ricostruire la propria casa
distrutta.
Dal primo momento in cui ho incontrato queste persone, ho
sentito un calore familiare mai prima provato. Erano estranei, eppure non ci
hanno accolto con le loro abitudini ma con un grande caldo sorriso. Il loro
sorriso mi ha sorpreso. Anche se si leggeva nei loro occhi il dolore per quello
che vivevano, avevano la forza di sorridere e di farci stare bene con loro. Per
tutto il giorno ho lavorato con altri compagni e alcune persone specializzate
nel settore edile.
25 giugno: una giornata calda con una temperatura oltre i 25
gradi. La maggior parte dei miei amici erano in spiaggia o sulla terrazza, ma
io mi sentivo molto meglio di loro, lavorando e sapendo che il mio lavoro era
di aiuto a una famiglia. Lavoravo da più di 6 ore, eppure non sentivo affatto la
stanchezza. Con ogni rivolo di sudore che timido mi attraversava la fronte, il
cuore mi si riempiva di grande soddisfazione e orgoglio. Il tempo passava, la
calura si attenuava, il sole stava tramontando su di noi, ma ancora non
smettevamo di lavorare. Sembravamo posseduti dal desiderio di portare a termine
tutto e di dare aiuto. Quando l’aura di fuoco del sole è svanita, il vento,
come sapesse che il globo infuocato ci aveva bersagliato tutto il giorno coi
suoi dardi infuocati, ha iniziato a soffiare dolcemente. Facendo un passo
indietro alla luce delle lucciole che sembrano volerci aiutare abbiamo visto i
risultati del nostro lavoro, una stanza della casa era già finita. La
soddisfazione data dalla materializzazione dei nostri sforzi è stata completata
dalle reazioni dei proprietari. Con gli occhi pieni di lacrime, guardandoci
fisso, ci hanno ringraziato migliaia di volte per l’aiuto.
Sebbene i muscoli indolenziti siano stati padroni, per
alcuni giorni, dei nostri corpi, lo sforzo aveva dato i suoi frutti. La
reazione dei proprietari mi fa sentire orgogliosa di ciò che ho fatto. E da
allora con grande gioia mi coinvolgo in ogni azione di volontariato». (Grigore Ştefania Lavinia)
Alberto Picci