Respingimenti, Italia condannata

La sentenza emessa dalla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo contesta al nostro Paese numerose e gravi violazioni. E impone il risarcimento delle vittime.

Caritas Italiana: "Occorre un ripensamento radicale delle politiche europee"

24/02/2012
(Ansa)
(Ansa)

La condanna della pratica “disumana e illegale” dei respingimenti deve avviare un ripensamento radicale delle politiche europee, fondate finora su un assurdo approccio repressivo: questa la posizione – espressa all’agenzia di stampa Misna – di Oliviero Forti, responsabile immigrazione di Caritas Italia, dopo la sentenza della Corte europea di Strasburgo.

     «Il verdetto», ha sottolineato Forti, «è l’ultima conferma che i respingimenti in mare violano il diritto internazionale e interno: si tratta di una pratica del tutto illegale che ha colpito per di più chi partiva da Paesi come la Libia, dove i migranti erano privi di qualsiasi protezione e destinati solo alle carceri».

     «È significativo», ha aggiunto il responsabile immigrazione di Caritas Italiana, «che il verdetto della Corte sia giunto nel giorno della conferenza di Londra sulla Somalia, il Paese da dove provenivano molti dei migranti respinti il 9 maggio 2009: vanno bene i piani internazionali, ma per chi fugge dalla guerra nel Corno d’Africa ci vuole anche un impegno concreto dei governi per garantire i diritti dei più deboli».

     Il responsabile di Caritas chiede accordi con i Paesi di origine e transito dei flussi, diversi però da quelli sottoscritti tra Italia e Libia che permisero i respingimenti.

     Sulla sentenza della Corte europea arrivano reazioni anche dal mondo politico. Jean Leonard Touadi e Roberto Zaccaria (Pd) parlano di «colpo mortale alla politica di centrodestra».
«La condanna unanime dei respingimenti adottata dalla Corte di Strasburgo», hanno dichiarato i due onorevoli in una nota, «rappresenta l’ennesimo colpo, ci auguriamo definitivo, alla politica migratoria costruita in questi anni dai governi Berlusconi, fondata sul disprezzo dei diritti umani e sull’irrazionalità giuridica. Da oggi si cambi definitivamente strada, a cominciare dai nuovi accordi che il governo si appresta a stipulare con le autorità libiche».

     «Prima era toccato all’aggravante di clandestinità, al divieto di matrimonio con irregolari e, recentemente, al reato di immigrazione clandestina», hanno aggiunto. «Niente si può salvare dell’esperienza legislativa ed amministrativa dei governi di centrodestra sull’immigrazione. È giunto invece il momento di ricostruire la politica migratoria dell’Italia, senza buonismo né cattivismo, ma con razionalità e rispettando i diritti fondamentali di ogni individuo».

     Patrizia Toia, anche lei deputato del Pd, ha ricordato di aver «cercato mille volte, inutilmente, di fronte alla protervia quasi compiaciuta del governo italiano di allora, di dar voce a quella povera umanità in gran parte composta da donne anche incinte e da minori».

     «Finalmente giustizia», ha aggiunto. «Abbiamo condannato a gran voce quelle vicende tacciando il governo italiano di allora di ferocia e ingiustizia perché la lesione dei diritti fondamentali era arrivata al punto di mettere a rischio la vita delle persone in mare. Gente che aveva percorso per mesi il continente africano col miraggio di un imbarco sulle coste della Libia. Donne che erano state imprigionate nei campi di raccolta, spesso vittime di stupro e di violenze. Ma neanche di fronte a tanta evidente sofferenza e a persone che erano chiaramente vittime e non criminali, neanche di fronte a tutto questo, l’ottusa durezza del governo si era fermata. E molte persone probabilmente sono morte, mentre altre sono ritornate all’inferno da cui erano scappati. Nessuna sentenza ripagherà mai queste vittime, ma almeno la giustizia si è espressa affermando un principio e speriamo che ciò sia da deterrente per il futuro».

Luciano Scalettari
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