Don Sciortino

di Fabrizio Fantoni

Fabrizio Fantoni, 54 anni, sposato, tre figli. Psicologo psicoterapeuta, esperto di adolescenti.

 
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Risposta a Vitazero

RISPOSTA AL POST DI VITAZERO DEL 19/12/2010

Caro Vitazero,
non credo che la scuola che descrivi nella tua triste narrazione esista ancora oggi (almeno in Italia). Per fortuna, quello che definisci ‘iperprotezionismo’ (quando non è ‘iper’, ma è la necessaria protezione) ha consentito che questa cultura della sopraffazione e della violenza, almeno nell’istituzione scolastica, non avesse più libero corso, magari con l’appoggio delle famiglie. Chi non ricorda che un tempo alcuni genitori rassicuravano le maestre che, per ogni ceffone dato a scuola, ne sarebbero piovuti il doppio a casa sul malcapitato ragazzino? Ciò non esclude che attualmente si possano avere forme più sottili di prevaricazione sui ragazzi. Ad esempio, temo che a volte famiglia e scuola si alleino nelle proprie aspettative sulle prestazioni dei ragazzi. Capita così che le richieste esigenti di alcuni insegnanti si sommino con quelle dei genitori che vorrebbero figli bravi a scuola, nelle relazioni , nello sport… Soprattutto nei primi mesi di scuola, alcuni genitori perdono il senso della misura e si aspettano prestazioni sempre elevate dai ragazzi. Qualche genitore storce il naso di fronte a voti dignitosissimi, ma che non sono “il massimo”. Altri, in modo meno esplicito, fanno pressione manifestando un interesse pressoché esclusivo per la scuola e i suoi risultati, che diventano l’unico argomento di conversazione nei momenti comuni. Col rischio di perdere di vista il ragazzo che sta crescendo.

(leggi il post di Vitazero)

Pubblicato il 23 dicembre 2010 - Commenti (0)
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Una frase di Sant'Agostino

Preparando gli auguri per il Natale, ritrovo questa frase di s.Agostino che ho utilizzato per gli auguri alle scuole di qualche anno fa:

“E’ ben più efficace, per imparare, il desiderio di sapere che nasce dalla libertà che non la necessità di sapere che nasce dalla paura”                                                                                        (Le Confessioni, Libro 1, 14).

Mi fa riflettere sulla motivazione allo studio che nasce faticosamente da un atto interiore di scelta e di ‘gusto’ per ciò che si fa, e non può venire primariamente dalle pressioni che genitori e insegnanti esercitano attraverso i voti negativi, i castighi, le minacce… E neppure dalle proiezioni in un futuro lavorativo fosco ed incerto dove si salverà solo chi ha un titolo di studio. Una motivazione interiore non è un dono di natura, ma una acquisizione spesso sofferta, maturata insieme alla crescita, con momenti di slancio e altri di stanchezza.

Qualcosa che va ‘educato’, nel senso che ogni ragazzo che cresce va aiutato a tirarla fuori dal proprio intimo, a crescerla, a tenerla viva. In altre parole, è una questione di senso. Accompagnare i figli adolescenti all’esperienza della scuola significa in fondo questo. Non basta sostenere, incoraggiare, dare indicazioni di metodo sull’organizzazione del tempo. Non basta neppure intervenire con forza quando le cose vanno male, dopo le verifiche negative e le pagelle disastrose, per aiutare a ritrovare la concentrazione e la forza di volontà. Non sono sufficienti le ripetute esortazioni banali : “Studia per farti una cultura! Studia perché potrai trovare un lavoro migliore!”

Come genitori, occorre ripensare alla propria esperienza, che si abbia avuto la possibilità di studiare oppure no, per trovare parole più autentiche sull’apprendimento e sul confronto (a volte scontro) con la fatica del pensare. Occorre riflettere con i figli sui linguaggi oggi necessari: la conoscenza della lingua italiana per poter meglio comunicare le proprie idee e i propri pensieri; della lingua straniera, per sentirci aperti al mondo più vasto che entra nelle nostre case attraverso le tv e internet; dell’economia e della storia; delle scienze e della matematica; delle tecniche… Occorre pensare che la mente è lo strumento più prezioso che ci accompagna nella vita. La fatica mentale è l’allenamento faticoso e costante di questa funzione, per uscire dal mondo dell’opinione ed entrare in quello della conoscenza, per  capire meglio noi stessi e gli altri.

Pubblicato il 23 dicembre 2010 - Commenti (1)
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