Don Sciortino

di Massimo Bettetini

Massimo Bettetini, 45 anni, è psicoterapeuta, psicologo della fiaba, poeta. Da anni si dedica al mondo della famiglia, dell'adolescenza, dell'editoria, amalgamando al lavoro "sul campo" quello di scrittore.

 
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Profondi interrogativi

La pagina di Facebook Essere genitori si sta avviando verso i 33.000 iscritti, a significare la centralità di un tema vicino alla vita quotidiana di tanti e tante.

Negli ultimi giorni gli argomenti si sono fatti intensi. Non mancano messaggi leggeri (che ci vogliono), ma a questi si sono alternati interrogativi che possiamo definire profondi. Non vogliamo dire se sono da Facebook o no; ci preme sottolineare che se vengono a galla in una “comunità”  come quella della nostra Pagina significa che sono davvero pressanti.

Uno di questi temi è rappresentato dalla problematica della vita, e, più concretamente, cosa fare se so che la nuova vita che porto in grembo patisce di una qualche malattia o può nascere malato. L’argomento, come si denota, è grave nel senso che ha un peso morale, umano, notevole. Ne è nata una discussione vivace perché siamo evidentemente in presenza di un qualcosa che abbraccia tutta la visione esistenziale del singolo e della società.

Molta confusione può derivare dal dubbio e dalla nebulosità a sua volta proposta dalla superficialità con cui spesso questi “nodi” sono affrontati. Non uno, ma diversi sono i personaggi che hanno saputo donare tanto all’umanità, le cui madri, trovandosi di fronte al dubbio che il figlio fosse malato hanno preferito continuare la gravidanza. C’è qualcosa di sacro, che è la vita: dono e non proprietà. E c’è un qualcosa di terribilmente palese: è assai peggio la sofferenza della non nascita che una nascita in forse di malattia.

Anche in forza di queste affermazioni, ho potuto scrivere: «Quel che cresce sotto il cuore della mamma è una persona diversa da mamma che la mamma può proteggere e aiutare non per egoismo ma perché si è generosi verso una nuova vita che non è lei. E questa nuova vita va protetta. È un altro quello che sta crescendo e aspetta il benvenuto. È così vero questo che sin dall’annidamento si crea un dialogo tra madre e figlio che andrà ben oltre la nascita».

Sono problematiche delicatissime, da affrontare nel tempio della propria coscienza illuminata però dall’oggettività dell’esistenza altrui e quindi adeguata al vero della vita che bussa al mondo.

Pubblicato il 21 gennaio 2011 - Commenti (1)
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Aiuti consapevoli

Come è iniziato il nuovo anno?

Bene, possiamo dire. Anche per la pagina di Facebook Essere genitori. Sono infatti aumentati ancora gli iscritti, e, passate le feste, le discussioni si articolano sempre di più. Aumentano anche le richieste di consigli su tutto un po’, ma specialmente, ci pare, ci si concentri maggiormente su temi educativi, pratici e di fondo.

Un tema che è stato affrontato direttamente è quello della dislessia, che, fortunatamente, come abbiamo già altrove accennato, è oggi riconosciuta come malattia e affrontata anche da una nuova Legge istituita ad hoc.

Muoversi in questi argomenti è un po’ come camminare su un campo minato, perché vanno tenute presenti molte sfaccettature: il piccolo paziente con tutte le possibili componenti emotive e relazionali, i genitori (che vanno correttamente informati), i professori e maestri/e che vanno istruiti su come aiutare questi scolari, tutte quelle figure intermedie che possono essere utili in simili situazioni.

Da non dimenticare il buon senso di chi sa, talvolta e quando occorre, affrontare simili oggettive difficoltà con la leggerezza (che è sapienza) che porterà a scoprire talenti nascosti nei figli dislessici. Per tutte queste ragioni, entrando in punta di piedi nelle discussioni, ho così risposto:
             «INFORMARE! Ci vuole una formazione capillare e un’informazione capillare. Appositamente fatta per gli insegnanti e appositamente fatta per i coetanei».

Ho poi consigliato di rivolgersi al personale docente: «Vai dal Preside, esponi con chiarezza il problema, esigi che il problema sia riconosciuto e affrontato come deve. Ai due livelli: docenti, compagni».

E poi ho anche positivamente e propositivamente suggerito:
             «La dislessia è un problema che se correttamente affrontato fa scoprire un sacco di talenti nascosti nei giovani che ne sono colpiti. Va affrontata scientificamente, culturalmente e, oserei dire, caratterologicamente perché talvolta chiede molta pazienza che sarà però ben ricambiata dalla fioritura di quei figli che sembravano chiusi in un bozzolo. Legalmente parlando la Legge è stata fatta ed è stata accettata. Ora spetta il compito di tradurla in fatti. Vi auguro ogni bene e di guardare al domani con un ottimismo sostanziato dai fatti!».

I fatti, e questo vale per tutte le famiglie e per tutti, sono fatti di affetto, di dialogo partecipato, di comprensione reciproca per accettare e affrontare i problemi, ma anche per tornare a scoprirsi ogni giorno più nuovi.

Pubblicato il 10 gennaio 2011 - Commenti (0)

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