Don Sciortino

di Massimo Bettetini

Massimo Bettetini, 45 anni, è psicoterapeuta, psicologo della fiaba, poeta. Da anni si dedica al mondo della famiglia, dell'adolescenza, dell'editoria, amalgamando al lavoro "sul campo" quello di scrittore.

 
21
gen

Profondi interrogativi

La pagina di Facebook Essere genitori si sta avviando verso i 33.000 iscritti, a significare la centralità di un tema vicino alla vita quotidiana di tanti e tante.

Negli ultimi giorni gli argomenti si sono fatti intensi. Non mancano messaggi leggeri (che ci vogliono), ma a questi si sono alternati interrogativi che possiamo definire profondi. Non vogliamo dire se sono da Facebook o no; ci preme sottolineare che se vengono a galla in una “comunità”  come quella della nostra Pagina significa che sono davvero pressanti.

Uno di questi temi è rappresentato dalla problematica della vita, e, più concretamente, cosa fare se so che la nuova vita che porto in grembo patisce di una qualche malattia o può nascere malato. L’argomento, come si denota, è grave nel senso che ha un peso morale, umano, notevole. Ne è nata una discussione vivace perché siamo evidentemente in presenza di un qualcosa che abbraccia tutta la visione esistenziale del singolo e della società.

Molta confusione può derivare dal dubbio e dalla nebulosità a sua volta proposta dalla superficialità con cui spesso questi “nodi” sono affrontati. Non uno, ma diversi sono i personaggi che hanno saputo donare tanto all’umanità, le cui madri, trovandosi di fronte al dubbio che il figlio fosse malato hanno preferito continuare la gravidanza. C’è qualcosa di sacro, che è la vita: dono e non proprietà. E c’è un qualcosa di terribilmente palese: è assai peggio la sofferenza della non nascita che una nascita in forse di malattia.

Anche in forza di queste affermazioni, ho potuto scrivere: «Quel che cresce sotto il cuore della mamma è una persona diversa da mamma che la mamma può proteggere e aiutare non per egoismo ma perché si è generosi verso una nuova vita che non è lei. E questa nuova vita va protetta. È un altro quello che sta crescendo e aspetta il benvenuto. È così vero questo che sin dall’annidamento si crea un dialogo tra madre e figlio che andrà ben oltre la nascita».

Sono problematiche delicatissime, da affrontare nel tempio della propria coscienza illuminata però dall’oggettività dell’esistenza altrui e quindi adeguata al vero della vita che bussa al mondo.

Pubblicato il 21 gennaio 2011 - Commenti (1)
10
gen

Aiuti consapevoli

Come è iniziato il nuovo anno?

Bene, possiamo dire. Anche per la pagina di Facebook Essere genitori. Sono infatti aumentati ancora gli iscritti, e, passate le feste, le discussioni si articolano sempre di più. Aumentano anche le richieste di consigli su tutto un po’, ma specialmente, ci pare, ci si concentri maggiormente su temi educativi, pratici e di fondo.

Un tema che è stato affrontato direttamente è quello della dislessia, che, fortunatamente, come abbiamo già altrove accennato, è oggi riconosciuta come malattia e affrontata anche da una nuova Legge istituita ad hoc.

Muoversi in questi argomenti è un po’ come camminare su un campo minato, perché vanno tenute presenti molte sfaccettature: il piccolo paziente con tutte le possibili componenti emotive e relazionali, i genitori (che vanno correttamente informati), i professori e maestri/e che vanno istruiti su come aiutare questi scolari, tutte quelle figure intermedie che possono essere utili in simili situazioni.

Da non dimenticare il buon senso di chi sa, talvolta e quando occorre, affrontare simili oggettive difficoltà con la leggerezza (che è sapienza) che porterà a scoprire talenti nascosti nei figli dislessici. Per tutte queste ragioni, entrando in punta di piedi nelle discussioni, ho così risposto:
             «INFORMARE! Ci vuole una formazione capillare e un’informazione capillare. Appositamente fatta per gli insegnanti e appositamente fatta per i coetanei».

Ho poi consigliato di rivolgersi al personale docente: «Vai dal Preside, esponi con chiarezza il problema, esigi che il problema sia riconosciuto e affrontato come deve. Ai due livelli: docenti, compagni».

E poi ho anche positivamente e propositivamente suggerito:
             «La dislessia è un problema che se correttamente affrontato fa scoprire un sacco di talenti nascosti nei giovani che ne sono colpiti. Va affrontata scientificamente, culturalmente e, oserei dire, caratterologicamente perché talvolta chiede molta pazienza che sarà però ben ricambiata dalla fioritura di quei figli che sembravano chiusi in un bozzolo. Legalmente parlando la Legge è stata fatta ed è stata accettata. Ora spetta il compito di tradurla in fatti. Vi auguro ogni bene e di guardare al domani con un ottimismo sostanziato dai fatti!».

I fatti, e questo vale per tutte le famiglie e per tutti, sono fatti di affetto, di dialogo partecipato, di comprensione reciproca per accettare e affrontare i problemi, ma anche per tornare a scoprirsi ogni giorno più nuovi.

Pubblicato il 10 gennaio 2011 - Commenti (0)
24
nov

Dammi tre parole…

Più che tre parole, abbiamo superato i 30.000 iscritti alla nostra Pagina Facebook Essere genitori. Ci ponevamo la domanda su come proseguire questa avventura nel social network, e la risposta migliore è giunta dagli utenti che ci dimostrano quotidianamente la loro affezione, iscrivendosi, intervenendo, anche con poche righe, ponendo, se necessario, interrogativi fondanti una cultura della vita e della famiglia.

     Un altro piccolo record è costituito dagli argomenti stessi di Discussione. Ad oggi mentre scrivo sono 85. 85 argomenti non sono davvero pochi e ci stimolano propositivamente. Tornano le preoccupazioni riguardanti la vita dell’adolescente, dagli esiti scolastici, al fumo, alle uscite serali. Molte volte, ho cercato di dirlo anche nelle risposte, queste problematiche o comportamenti così ecletticamente posti dai figli nascondono in realtà un certo disagio. E allora il dialogo, unito ad una sana esigenza, al buon senso, e, quando possibile, ad una sana ironia, sono la risposta migliore. Per non banalizzare, ci sentiamo in obbligo di aggiungere la necessità di comprendere con autentica empatia gli allarmi dati da certi comportamenti, e di non transigere lì dove l’identità più profonda dei figli rischia la disintegrazione, come può accadere in un rapporto disordinato con le nuove tecnologie. Di questo e di altro si è anche profondamente e spigliatamente parlato in alcuni dei libri dell’omonima collana Essere genitori, che sta terminando le sue uscite con Famiglia Cristiana.

     Ma la nostra Pagina si sta facendo notare. Tra le varie interviste, mi è stato chiesto esplicitamente, in chiusura, di esprimere, in 3 parole, un consiglio per i genitori (cfr. http://famigliefelici.blogspot.com/2010/11/intervista-massimo-bettetini-interview.html).   Ecco la mia risposta: «Primo: amare i propri figli (non sto scherzando: i figli hanno bisogno di sentire sulla propria pelle di essere voluti bene). Secondo: comunicare valori ai propri figli e imparare a esigere senza fare male (ti esigo perché so che ne sei capace); ovunque io vada a parlare, prima o poi si parla dei valori e della scala che permette di raggiungere le mete alte di cui sopra. Bisogna perdere la paura dei valori. Terzo: utilizzare tutti i mezzi a disposizione, culturali, legali, comunicativi, per realizzare una contro-rivoluzione silenziosa, ma efficace, la rivoluzione del cuore che porterà vita nuova all’istituto familiare».

     La rivoluzione del cuore, oggi più che mai necessaria, può anche manifestarsi in un adeguato uso del social network, alla ricerca del bene proprio e altrui.

Pubblicato il 24 novembre 2010 - Commenti (0)
15
nov

Chiassosi silenzi

Mentre la pagina Facebook Essere genitori vola verso i 30.000 iscritti (evviva!), continuano le Discussioni, e anche la Bacheca ufficiale presenta simpatiche domande, a cui chiunque può rispondere, con una parola, una frase o con un contenuto importante che sappia di vicinanza, compiacimento, compartecipazione, o quel che sia. Non sono parole al vento; rispettano lo spirito del social network e appaiono talvolta confidenziali, come pagine aperte agli amici non di penna, ma di computer.

     L’attenzione va spesso alle problematiche adolescenziali di cui è con frequenza colto il problema del mutamento di carattere, con eventuale chiusura e cambiamento repentino delle modalità dialogiche adulti – ragazzi. La faccenda è senz’altro spinosa, perché mette in discussione quel che si era precedentemente costruito, ma è al contempo entusiasmante perché può essere un periodo di grande crescita per i medesimi adulti. La maturità non ha età e può svilupparsi e trasformarsi in meglio in qualsiasi epoca della vita.

    Il silenzio dei figli, per esempio, può mettere in imbarazzata crisi i genitori che si sentono incapaci di gestire la prole. Non è vero. La verità è che il silenzio dei figli è più chiassoso di un grido ed è questo chiasso a fare male e a chiedere di essere interpretato, nell’attesa di una risposta efficace.

     Riportiamo volentieri queste parole dalla Bacheca di Essere genitori. È una mamma che sta parlando dei suoi figli: «Ecco che un bel giorno, la tua principessina, che all'uscita faceva le corse per abbracciarti, tocca i 16anni… ed improvvisamente “Ti odio” entri nella sua stanza per chiedere “come va” e ti si risponde “bene adesso puoi uscire per favore” :)))ma quando passa???? Ho tre figli, la grande di 16 della quale sopra, un maschio di 15 che non ha per niente questo atteggiamento... e la piccola di 9 che già imita la grande… e sono rovinata. Ma sono la mia vita, solo certe risposte fanno tanto male!». Ed ecco quel che ho cercato di argomentare: «Senz’altro questi sono momenti che passano. Però penso che possiamo usarli per la crescita di tutti, adulti compresi. Conoscere i figli vuol dire sapere che musica ascoltano senza invadere il loro campo, a cui tengono tantissimo e che dobbiamo saper rispettare. Vuol dire anche saper parlare con loro, col loro linguaggio presentare i nostri contenuti. E rispettare i loro silenzi che sono tante volte più significativi di tante parole (e non sto dicendo banalità). In tutto questo non dobbiamo dimenticare di esigere che certi paletti, però, siano rispettati nel buon senso».

   Fiducia, quindi, perché mamma e papà sono insostituibili nel loro ruolo, anche quando (solo in apparenza!) sembra che i figli vogliano detronizzare i genitori.

Pubblicato il 15 novembre 2010 - Commenti (0)

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