di Massimo Bettetini
Massimo Bettetini, 45 anni, è psicoterapeuta, psicologo della fiaba, poeta. Da anni si dedica al mondo della famiglia, dell'adolescenza, dell'editoria, amalgamando al lavoro "sul campo" quello di scrittore.
30 mag
Nel mondo ci sono tante coperte, più o meno famose. Una tra le più conosciute è quella di Linus, il bambino inventato dal genio dei Peanuts che non può vivere senza la sua copertina, a costo di difenderla con le unghie e con i denti dagli attacchi di amici, parenti, cani (Snoopy).
Facebook, per molti, si sta trasformando in una bella coperta che diventa una specie di parafulmine. La realtà non muta grazie a Facebook, però il modo in cui ci si rapporta ad essa sì. Nel social network posso mostrare parte di me stesso o tutto di me, posso usare la mia fotografia migliore o quella che meglio rappresenta il mio attuale stato d’animo. Posso inventare un sacco di fandonie o mostrarmi per quello che sono con tutte le mie debolezze, per simpatia o per essere commiserato, o più semplicemente per sentirmi accompagnato.
La coperta-Facebook ha però il difetto di essere sempre troppo corta, per cui o scopre i piedi o non protegge abbastanza. Col paradosso che molti diventano davvero se stessi solo in Facebook, o vi intravvedono la possibilità di essere finalmente sinceri e raccontarsi per quel che sono e per quel che la vita offre.
La pagina Essere genitori ha abbondantemente superato i 34.000 iscritti e si avvia verso la meta successiva dei 35.000. Al di là degli spot pubblicitari più o meno centrati e di qualche “uscita” di pessimo gusto, la “comunità” si comunica, e bene.
Questa coperta di Linus offre quindi la possibilità di sentirsi e di ritrovarsi, nel tentativo di partecipare e risolvere i problemi. C’è chi chiede e chi offre. A farla da leone, ultimamente, offerte per il tempo libero dei figli (sta arrivando l’estate!) e soluzioni per i problemi materiali legati all’infanzia.
Se cambia il modo di rapportarsi alla realtà degli altri, siamo sempre in contatto con uno strumento che, a seconda di chi e di come lo si usa, sa fornire contenuti. Una coperta di Linus, verrebbe voglia di aggiungere, intelligente se guidata e agita da protagonisti che sanno fare del gioco un servizio a misura d’uomo.
Pubblicato il 30 maggio 2011 - Commenti (0)
12 mag
Le questioni di autostima tengono banco in Convegni, riviste, dibattiti, interviste, e chi più ne ha più ne metta. È certamente un tema importante che talvolta subisce un’enfatizzazione che sfiora il ridicolo.
Con questo fine settimana, la pagina Essere genitori ha superato i 34.000 iscritti, e, così, giorno dopo giorno, continua ad essere un “caso” editoriale e per di più in crescita. L’autostima, dicevamo, tiene banco, e anche nelle discussioni della nostra pagina compare, ma, devo dire, sempre a proposito. Non si cercano cioè peli nell’uovo, ma si propongono casi pratici, potemmo dire, di lesa autostima. E qui non sfioriamo il ridicolo, perché ognuno di noi ha diritto alla stima degli altri e alla propria autostima. La realtà è che non si sa come gestirla, o come recuperarla, o farla recuperare. Ci vuole intuizione pedagogica!
Un po’ come l’elastico che avvicina e allontana i figli adolescenti dall’attaccamento ai genitori, così l’autostima è bene che per qualche tempo subisca fluttuazioni, perché sia possibile imparare a mettersi alla prova. Questo va bene, ma non bisogna soffrirne troppo, perché la situazione potrebbe divenire patogenetica, cioè produrre atteggiamenti patologici. È questione di equilibri, e, come dicevamo, ci vuole intuizione pedagogica, qualora aiutata da chi può davvero consigliare.
Per questo, ad una madre giustamente preoccupata per suo figlio, ho cercato di consigliare quanto segue: «È possibile che una persona abbia danneggiato l'autostima di tuo figlio. Però non ne farei un dramma perché, senza voler vedere il bello anche dove non c'è, anche una situazione “scomoda” come quella che state affrontando, può davvero trasformarsi in un periodo di crescita. Ragazzi a cui va sempre tutto bene e che godono della stima incondizionata di tutti e sempre, sono spesso destinati a scoppiare dopo, quando saranno già un po’ stuccati dall’età e sarà difficile reagire adeguatamente. Chi deve invece andare presto un po’ in salita, poi se la caverà egregiamente. Non drammatizzate dunque con lui la situazione e non incolpevolizzate troppo (…) per evitare di creare fantasmi negativi. Siate invece propositivi e ottimisti sul futuro, cercando di comunicare questa medesima certezza a vostro figlio. Vi parranno banali queste considerazioni, ma se le vivete nella praticità vedrai che non lo sono».
Autostima sì, quindi, ma anche un sano e pedagogico mettersi in discussione per crescere e concrescere.
Pubblicato il 12 maggio 2011 - Commenti (0)
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