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Troppi zuccheri favoriscono l’acne

L’acne è una dermatosi che colpisce soprattutto i giovani e in molti casi tende a scomparire da sola dopo un certo numero di anni; se non è curata, può lasciare profonde cicatrici sulla pelle e può anche provocare disturbi psicologici, in particolare nei giovani.
Uno studio  condotto all’Università di Oslo ha dimostrato che esiste una certa associazione tra  un’alimentazione ricca di zuccheri e l’insorgenza dell’acne nella pubertà, soprattutto per  quanto riguarda l’indice glicemico dei cibi. Sicuramente la pelle sta bene quando l’intestino funziona bene e la flora intestinale è al meglio, perciò un’alimentazione ben equilibrata e ricca di cibi o bevande vegetali non può far altro che aiutare tutto  l’organismo, pelle compresa. Nelle persone geneticamente predisposte, dice il dottor Vincenzo Bettoli,  dell’Ambulatorio acne dell’Ospedale di Ferrara, un eccessivo consumo di cibi con alto indice glicemico, come pane bianco, patate, miele e ovviamente zucchero, può essere fattore di peggioramento dell’acne e bisogna tener conto anche della  contemporanea presenza di proteine e grassi che fanno variare la velocità di assorbimento intestinale.
Tutto è legato alla presenza di una sostanza (Igf1) che ha recettori in tutto l’organismo che spesso  scambia con l’insulina, prodotta proprio in risposta al cibo ingerito. La Igf1 nella pelle  stimola la proliferazione di sebociti cheratinoici e genera grassi nonché alcuni ormoni  androgeni. In particolare si è visto che la concentrazione di Igf1 è più alta nelle donne con l’acne. Per cui bisogna mangiare più cibi integrali, una giusta dose di proteine animali, ma soprattutto vegetali, e come condimento, meglio l’olio extravergine di oliva.

Pubblicato il 04 gennaio 2011 - Commenti (0)
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Gli zuccheri che diventano ciccia

Quanto ci piace mangiare i dolci! Ma ciò che è zuccherato, certo, appaga il palato ma poi si trasforma in grasso, sia nel sangue sia nelle cellule predisposte, cioè gli adipociti. Tutto ciò si deve a un particolare ormone, l’insulina, la cui funzione primaria è la trasformazione degli zuccheri in energia sotto forma di glicogeno. Ha, però, anche la funzione di  immagazzinare gli zuccheri in eccesso e quando non possono più essere trasformati  direttamente in energia, li trasforma in riserve di grasso. Infatti, l’uso eccessivo e  prolungato nel tempo di zuccheri e carboidrati raffinati provoca uno squilibrio cronico del metabolismo insulinico, per cui anche la minima quantità di carboidrati viene trasformata in grasso.
Ecco perché le persone metabolicamente resistenti all’insulina (nelle quali lo  squilibrio ormonale è ormai molto avanzato), ingrassano anche consumando quantità  normali o moderate di alimenti. Come si può risolvere questo dilemma? Solo attraverso un
cambiamento alimentare radicale, che sostituisca carboidrati non raffinati (tipo pasta e vari cereali) a quelli raffinati (come il saccarosio); che riduca al minimo l’uso degli zuccheri e che introduca acidi grassi essenziali al posto di quelli saturi; e che, infine, utilizzi proteine  derivanti più da pesce che da carne o da uova e formaggi. L’uso regolare di questi cibi rende tutto questo molto più facile perché fornisce all’organismo una serie di nutrienti essenziali, riduce l’appetito e facilita lo smaltimento dei grassi accumulati.

Pubblicato il 04 gennaio 2011 - Commenti (0)

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Cibo e Salute

Giorgio Calabrese

Giorgio Calabrese è un nutrizionista dell'Università Cattolica

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