11
gen

E’ morta Chiara

Una discesa dal pendio innevato a bordo di una camera d’aria con un’amica, come hanno fatto tutti prima di lei. Una rete sfondata, un salto nel vuoto. Così è morta Chiara, scout di 16 anni. Dopo è Il lutto, il senso di colpa. E’ la rabbia, la paura, il dolore.

A distanza di pochi giorni dall’accaduto, mi incontro con i genitori del reparto scout a cui apparteneva Chiara. Hanno figli che vanno  dalla II media alla II superiore. Ci si sente particolarmente vicini ai genitori della ragazza, con i quali ci si identifica; al loro posto, poteva esserci chiunque di noi a piangere il proprio figlio. Si scrive loro una lettera, per manifestare affetto e vicinanza e ringraziarli della loro testimonianza. Si solidarizza con i capi scout, ragazzi poco più che ventenni, che avvertono all’improvviso tutta la responsabilità di condurre nelle imprese ragazzi e ragazze. Ci si accorge come il ringraziamento nei confronti di questi giovani non sia mai abbastanza, per ciò che fanno, per l’aiuto grande che danno a genitori alle prese con un rapporto  educativo non facile con i figli adolescenti.

C’è bisogno di stare insieme, di condividere e far circolare i sentimenti; vale per i ragazzi del reparto, ma anche per i loro genitori, alle prese con figli che piangono o fanno come se nulla fosse accaduto, che ricordano continuamente i particolari della tragedia o, all’opposto, sembra come se non fossero neppure presenti.

E dopo i giorni delle celebrazioni, delle veglie di preghiera, dei funerali, come in sospeso, vengono quelli della ripresa. Ricominciare le attività, ma come? Come si torna all’ordinario, sapendo che non è più come prima? C’è smarrimento. Ci vuole attenzione per tutti, cura sensibile per ciascuno.

Un grande dolore non è vano se fa crescere: va espresso, nei suoi molteplici volti (la rabbia, la paura, l’impotenza, la colpa…), in modo anche da curare pian piano le ferite emotive e non lasciarle incancrenire. Va contenuto: le lacrime bisogna trasformarle in pensieri e in parole, affinché non si riducano ad una reazione emotiva forte ma passeggera. Va accompagnato: ritrovarsi insieme, guardarsi negli occhi, condividerlo rende più profonde e autentiche le relazioni tra le persone.    

Pubblicato il 11 gennaio 2013 - Commenti (2)
Tag del post

I vostri commenti

Commenta

Per poter scrivere un'opinione è necessario effettuare il login

Se non sei registrato clicca qui

Postato da Moky il 23/01/2013 12:10

L'ultima frase che ha scritto mi ha molto colpito. Le ferite emotive è vero che incancreniscono e poi non c'è più rimedio. Spero che i parenti di Chiara possano avere il vostro appoggio in questo doloroso cammino.

Postato da rino_bertagna il 19/01/2013 09:10

Se ci fosse stata più attenzione ai dispositivi di sicurezza sicuramente Chiara sarebbe ancora con noi. Mi dispiace tanto.

Pubblicita

Autore del blog

Mio figlio l'adolescente

Fabrizio Fantoni

Fabrizio Fantoni, 55 anni, sposato, tre figli. Psicologo psicoterapeuta, esperto di adolescenti.

 

Calendario

<<dicembre 2024>>
lmmgvsd
1
2345678
9101112131415
16171819202122
23242526272829
3031
gli altri blog di Famigliacristiana
Periodici San Paolo S.r.l. Sede legale: Piazza San Paolo,14 - 12051 Alba (CN)
Cod. fisc./P.Iva e iscrizione al Registro Imprese di Cuneo n. 00980500045 Capitale sociale € 5.164.569,00 i.v.
Copyright © 2012 Periodici San Paolo S.r.l. - Tutti i diritti riservati