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nov

La mente dell’adolescente

Torno sulla tematica dell’orientamento scolastico con un passo ulteriore. Tra le caratteristiche di un ragazzo da valutare in ordine alla scelta orientativa va data particolare attenzione all’atteggiamento nei confronti dello studio.

Quanto un ragazzo di terza media è in grado di affrontare la fatica mentale? Quali strategie ha appreso nei tre anni di scuola relativamente all’organizzazione pomeridiana del tempo, alla scansione degli impegni scolastici ed extrascolastici, alla preparazione in vista delle verifiche? Soprattutto, come affronta i pensieri anti-apprendimento che si affollano nella mente di molti adolescenti quando si mettono a studiare, e che si manifestano sotto forma di:
                      “Non ce la faccio! Non ci capisco!”
                      “Che noia! Basta!”
                      “Come faccio a studiare tutta questa roba?”
                      “ E poi, domani mi dimentico tutto…” 
e simili.
Si tratta in realtà di espressioni diverse di un unico malessere, quello relativo alla difficoltà di fare silenzio (fuori, ma anche dentro) per attivare i processi mentali di riflessione, elaborazione, memorizzazione propri dello studio.

I ragazzi di questa generazione sono forse più in difficoltà dei precedenti perché fin da piccoli sono immersi in un oceano di stimoli sensoriali ed emotivi dal quale non è facile uscire, per sperimentare un silenzio. Non è facile mettersi a studiare senza avere il cellulare che lancia squilli, le cuffie dell’I-pod nelle orecchie, msn che trilla e la tv accesa… Così il pomeriggio diviene un esercizio di multitasking, in cui cioè si svolgono più compiti mentali contemporaneamente, in una sorta di zapping frenetico tra stimoli diversi. Con le conseguenti difficoltà di attenzione, la minore memorizzazione ‘in profondità’ e un maggiore affaticamento.

Come se non bastasse, la mente di un adolescente è spesso un vulcano di pensieri diversi. Come andrà la partita che devo giocare dopodomani? Riuscirò a comperarmi per Natale l’I-phone con le mance dei nonni e degli zii? Come posso fare a attaccare discorso con il ragazzo o la ragazza che mi interessa? Che cosa pensano i miei amici di me? Come faccio a convincere i miei genitori a lasciarmi uscire?

Per qualcuno inoltre il corpo, messo in disparte per aprire la mente allo studio, si fa sentire con più forza. Mettersi a studiare e sentire fame o sete, alzarsi per sgranchirsi le gambe, sembrano sia un tutt’uno…

Di fronte a tutto questo, occorre fermarsi a pensare insieme al figlio. Bisogna riflettere insieme sul suo grado di consapevolezza di queste dinamiche. Sulla capacità (maggiore o minore) di arginare i pensieri interni e le stimolazioni esterne. Sull’ordine del tavolo e sul silenzio della stanza. Sull’utilizzo del tempo, che non è infinito (“Ho tutto il pomeriggio…”), ma limitato dagli impegni e dalla necessità di armonizzare studio e divertimento.    

Pubblicato il 30 novembre 2010 - Commenti (2)

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Postato da vitazero il 19/12/2010 11:52

Ricordo i tempi, neanche tanto remoti (anni '80), in cui la mia generazione frequentava le scuole elementari in Furnari (Me). A quei tempi all'interno della scuola (e di tutto il corpo docente) non si conosceva neanche cosa fosse la pedagogia e le maestre, di lunga carriera o meno, si davano da fare insegnando con un modesto diploma magistrale.Non esisteva la cultura dell'iperprotezionismo sui figli, di moda nei tempi odierni (telefono azzurro, denunce per maltrattamenti sui banchi,ecc). Ricordo che le maestre ci picchiavano ogni giorno, ogni ora. Ci insultavano, ci chiamavano stronzi, pezzenti, animali e cretini. Due in particolare A.T e R. Z., che NON conoscevano neanche l'idioma nazionale e che insegnavano spesso in dialetto messinese, inveivano contro di noi con epiteti del tipo: cazzoni,porci,handicappati mentali. Ancora conservo i numerosi quaderni "infarciti" con il mio sangue. Dovuto ai numerosi schiaffi sul viso e quindi sul naso e la conseguente epistassi nasale. Non solo, se qualcuno di noi avesse osato ribellarsi o protestare ci sarebbero state conseguenze piu gravi:sospensione dalla scuola, avviso ai genitori , lezione dietro la lavagna. Ma non solo. La docente non molto decente, veniva a scuola sempre in ritardo (verso le 9:30) un'ora dopo il suonare della campanella.Spesso ci lasciava soli in aula con la bidella e usciva, quasi tutti i giorni, per andarsene al mercato rionale e fare acquisti. Tutto questo durante le ore di lavoro in cui lo stato pagava,pagava,paga e pagherà (ore di lezione,progetti fantasmi inutili e deserti, straordinari mai fatti). Adesso queste due eccelse lavoratrici,che hanno dato tanto alla ns patria, si godono una bella pensione alla faccia della pedagogia e di tutto lo stato che le ha rimpinguite! A. Russo. p.s. come si evince da questa drammatica realtà, dietro a quel velo di istituto dell'educazione che ci si aspetta dalla scuola, spesso si nasconde la piu brutale violenza fisica e psicologica verso i minori. E tutto passa inosservato.Come se nulla fosse.Questo in una Italia è la norma. E paga,paga..

Postato da fabiola il 02/12/2010 13:30

Nella nostra famiglia è arrivato il momento della scelta per il nostro sesto figlio, Isacco. I nostri primi 4 figli hanno sempre avuto, o sono riusciti a crescere nel silenzio al momento dello studio. La nostra quinta, Agnese, non riesce per niente perché è veramente portata via da tutte le cose dette nell'articolo. Isacco riesce a fare silenzio anche nella confusione della famiglia, ma ha un altro nemico: sé stesso. Ha tempi lunghissimi per fare i compiti, questi devono riuscire come li vuole lui, anche se non è detto che sia la maniera più veloce. Poi ci sono le varie "pause"... Insomma, o non si finisce più o certe volte si tira via e si fanno male.... E ora con le superiori???

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Mio figlio l'adolescente

Fabrizio Fantoni

Fabrizio Fantoni, 55 anni, sposato, tre figli. Psicologo psicoterapeuta, esperto di adolescenti.

 

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