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Mio figlio gioca alla pentolaccia
Mio figlio gioca alla pentolaccia
I genitori di Luca sono esasperati, oltre che preoccupati: il ragazzo ha lasciato da qualche settimana gli studi al secondo anno di scuola superiore, e passa i pomeriggi ai giardinetti con gli amici. Fuma, e non solo sigarette. In casa c’è poco, è sempre irritabile, se la prende con i fratelli più piccoli, specialmente con il secondo, che invece va bene a scuola, fa sport, “ lui non crea problemi…”.
Al papà, Luca sembra “uno che sta giocando alla pentolaccia: bendato, mena colpi all’impazzata. Ma non sa verso quale obiettivo”.
Con Luca ci vediamo cinque volte: parliamo della famiglia, degli amici (“sono loro la mia famiglia!”), delle canne, delle scelte scolastiche per l’anno prossimo. Del lavoro che i suoi genitori gli hanno proposto/imposto per l’estate: “non ci vado tanto volentieri, adesso che i miei amici saranno tutti a casa. Ma i miei hanno ragione. Ho fatto vacanza tutto l’inverno”.
Luca vuole davvero bene ai suoi genitori, ma è deluso, come loro lo sono di lui. Non sa più chi è e che cosa vuole. Ha perso l’orientamento, e non solo quello scolastico. Gli amici lo sostengono, ma con loro tutto si gioca nel presente, nell’immediatezza del pomeriggio ai giardini o della serata in discoteca. E il domani? E il passaggio all’età adulta? Luca si è fermato nella ricerca di soddisfazioni a breve termine, nell’anestesia delle canne e dei videogiochi, perché non sa se ce la farà a diventare adulto. Ha bisogno di ritrovare un senso in ciò che fa.
I genitori lo possono aiutare, tenendo aperta la riflessione. I mesi di lavoro gli insegneranno a stare con gli adulti, a sentire che è in grado di prendersi il carico delle responsabilità. La scelta di una scuola più idonea gli permetterà di rilanciarsi, di dare smalto alle sue parti adulte. Il percorso verso l’età adulta potrà riprendere.
Pubblicato il 07 giugno 2010 - Commenti (0)