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Prime vacanze da soli

Al telefono, la voce di Claudia è un po’ allarmata: - Hai visto sul sito del Corriere? Un diciassettenne in coma etilico a Pietrasanta… Anche Valentina è lì, in campeggio con i suoi amici, tutti ragazzi di 16/17 anni. Speriamo che non capiti niente! –

Mi racconta di come sua figlia Valentina, con la sua compagnia di coetanei, abbia ottenuto il permesso di trascorrere quattro giorni in campeggio in Versilia. I genitori hanno oscillato per un po’ tra la preoccupazione di lasciare dei minorenni da soli, lontani dal luogo di residenza, e la consapevolezza di lasciargli fare questa esperienza. Sono sei ragazzi (due femmine e quattro maschi) tutto sommato tranquilli, di buon senso, abbastanza quadrati… ma non si sa mai che cosa possa accadere in questi luoghi di divertimento senza giorno e senza notte.

Già, perché è soprattutto la notte a preoccupare Claudia : gli spostamenti al buio, i locali, la mancanza di controllo sugli orari… e su tutto il resto.

Il papà di Valentina, pur con qualche perplessità, è più favorevole all’esperienza: riconosce i dubbi della moglie, ma sostiene che i ragazzi debbano fare esperienze per imparare a distinguere i comportamenti corretti da quelli dannosi, per sé o per gli altri. Sanno la teoria, ma devono fare pratica.

Provo a tranquillizzare la mamma di Valentina, facendo leva sulla lunga frequentazione della figlia con questi amici, sul senso di responsabilità che hanno manifestato più volte tutti insieme. – Comunque, mi dice Claudia in chiusura di chiamata, sarò pienamente tranquilla solo quando sarà a casa! –

Mi richiama ieri, contenta: - Valentina è tornata, ed è un fiume in piena di racconti. Le giornate in spiaggia, le serate in giro con gli amici. Tutto è andato bene. Hanno anche incontrato altri tre coetanei con cui hanno trascorso le giornate e le nottate. Uno ha un po’ alzato il gomito, ma gli altri lo hanno contenuto, e anche protetto. Anche Valentina si è sentita protetta dagli amici, con cui si è divertita e con cui ha condiviso le responsabilità delle cene da cucinare, della spesa, dell’organizzazione…, degli orari di treni e pullman per il viaggio. E, perché no, della gestione delle relazioni nel piccolo gruppo…

E riporta i lunghi racconti di Valentina su divertimenti, preoccupazioni, irritazioni, anche paura (la notte che sono tornati per la via buia che portava dalla spiaggia al campeggio… neanche i ragazzi l’avrebbero fatto da soli!). Per diventare esperienza, non basta che le cose accadano: vanno pensate. Attraverso la narrazione gli eventi e le emozioni trovano il loro posto nella mente dei ragazzi e diventano utili per crescere.        

Pubblicato il 23 agosto 2012 - Commenti (0)

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Autore del blog

Mio figlio l'adolescente

Fabrizio Fantoni

Fabrizio Fantoni, 55 anni, sposato, tre figli. Psicologo psicoterapeuta, esperto di adolescenti.

 

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